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  • Classifica vendite auto in Italia a marzo 2025: chi cresce e chi arretra

    Classifica vendite auto in Italia a marzo 2025: chi cresce e chi arretra

    Il mercato automobilistico italiano a marzo 2025 ha invertito la tendenza negativa dei mesi precedenti, registrando una crescita del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, con 172.223 immatricolazioni. Tuttavia, il primo trimestre chiude in calo dell’1,6%, confermando un mercato ancora in difficoltà rispetto ai livelli pre-pandemici (-17,5% rispetto al 2019).

    Tra le tendenze più significative:

    • SUV in crescita, soprattutto nei segmenti B e C.
    • Auto elettriche (BEV) in aumento (5,4% di quota, +2,1 punti rispetto a marzo 2024).
    • Ibride (HEV e PHEV) dominano, raggiungendo quasi il 50% del mercato.
    • Diesel e benzina in declino, con il gasolio ormai sotto l’11% di quota.

    Vediamo ora le performance per segmento, evidenziando i marchi in ascesa e quelli in difficoltà.


    Segmento A (City car): Fiat Panda regina, ma il segmento perde terreno

    La Fiat Panda domina con 12.587 unità vendute a marzo (+6,8% rispetto al 2024), confermandosi l’auto più venduta in Italia. Tuttavia, il segmento A nel suo complesso cala dell’8,9%, segno che le piccole berline perdono appeal a favore dei crossover.

    Le più vendute del segmento restano la Fiat Panda, la Toyota Aygo X e le coreane Hyundai i10 e Kia Picanto sopra i 1.000 pezzi/mese.

    Chi cresce:

    • Hyundai i10 (+15,1%) e Kia Picanto (+20,5%) guadagnano posizioni.
    • Leapmotor T03 (168 vendite) debutta con numeri interessanti nel segmento elettrico.

    Chi arretra:

    • Fiat 500 (-92,3%) crolla, penalizzata dalla fine della vendita della versione termica.
    • Renault Twingo (-99%) e Abarth 500 (-84,4%) in forte difficoltà, sono praticamente sparite dal mercato.

    Segmento B (Utilitarie e crossover compatti): SUV in crescita, berline in calo

    Il segmento B-SUV avanza (+2,6%), mentre le berline tradizionali perdono il 13,5%.

    La vendite vedono in testa l’immancabile Dacia Sandero, seguita da Citroen C3,Jeep Avenger, Peugeot 208, Toyota Yaris, MG ZS, Toyota Yaris Cross, Opel Corsa, Renault Clio, Renault Captur, Ford Puma, Dacia Duster, Fiat 600 tra le vetture che hanno immatricolato almeno 2.500 pezzi nel mese.

    Chi cresce:

    • Citroën C3 (5.097 vendite) domina il segmento B-SUV grazie alla versione elettrica.
    • Jeep Avenger (+51,8%) fa un exploit di vendite, ma non riesce a dominare il suo segmento
    • MG ZS (+36,7%) e MG 3 confermano il successo del brand cinese.
    • Fiat 600 (2.707 vendite) inizia a scalare posizioni in classifica.

    Chi arretra:

    • Lancia Ypsilon (-77,1%) quasi sparisce dai radar a causa dell’uscita di scena del vecchio modello e dallo scarso appeal del nuovo, decisamente più costoso.
    • Volkswagen T-Roc (-25%) e T-Cross (-15,5%) perdono appeal.

    Segmento C (Medie e SUV compatti): Nissan Qashqai e Kia Sportage in testa

    SUV di segmento C volano (+18,9%), mentre le berline tradizionali (Golf, A3, Serie 1) tengono botta ma a debita distanza dai SUV.

    Dominano le vendite Nissan Qashqai, Kia Sportage, BMW X1, Volkswagen Tiguan tra le auto che vendono almeno 2.000 pezzi /mese

    Chi cresce:

    • Nissan Qashqai (+30,2%) riconquista la leadership.
    • BMW X1 (+26%) e Alfa Romeo Tonale (+12,9%) performano bene.
    • Sale il Volkswagen Tiguan che totalizza quasi 1000 immatricolazioni in più rispetto allo stesso mese del 2024

    Chi arretra:

    • Mercedes GLA (-10%) e Jeep Compass (-16,1%) mostrano segni di stanchezza
    • Hyundai Tucson (+1,4%) cresce meno del previsto.

    Segmento D (Auto grandi e SUV premium): BYD Seal U sorprende

    SUV premium in crescita (+11%), mentre le berline si mantengono in salute solo grazie a Tesla Model 3, con il resto delle berline che faticano a vendere un centinaio di pezzi sul mese .

    Dominano Tesla Model 3 e BYD Seal U, intorno ai 1.500 pezzi/mese seguiti a distanza dai suv Mercedes GLC, Tesla Model Y, BMW X3 unici sopra i 500 pezzi.

    Chi cresce:

    • BYD Seal U (1.460 vendite) diventa leader tra i SUV di grandi dimensioni.
    • Tesla Model 3 (+157%) domina tra le berline elettriche con 1.565 pezzi nonostante le recenti proteste.
    • Mercedes GLC (+34,4%) e Tesla Model Y (-17,6%, ma ancora forte).

    Chi arretra:

    • Alfa Romeo Stelvio (-52,8%) in forte crisi, dimezza rispetto allo stesso periodo del 2024.
    • Toyota Corolla Cross (-34,2%) perde appeal.

    Conclusioni: elettrificazione in crescita, ma il mercato è ancora fragile

    • I SUV dominano, soprattutto nei segmenti B e C.
    • Le elettriche avanzano, ma lentamente (5,4% di quota).
    • Ibride (HEV + PHEV) valgono quasi il 50% del mercato.
    • Diesel sotto l’11%, benzina al 26,7%.

    Marchi da tenere d’occhio:

    • MG e BYD stanno conquistando spazio con modelli elettrici e ibridi competitivi.
    • Jeep e Citroën crescono grazie ai SUV.
    • Fiat resiste con Panda e 600, ma la 500 crolla.

    Il 2025 sarà un anno di transizione, con l’Europa che dovrà decidere come rispondere ai dazi USA e il mercato italiano in attesa di nuovi incentivi per l’elettrico. Intanto, i SUV e le ibride continuano a dettare legge.

    Fonte: UNRAE, dati marzo 2025.

  • Dazi sulle auto importate negli USA: quali conseguenze per il mercato globale e l’Italia?

    Dazi sulle auto importate negli USA: quali conseguenze per il mercato globale e l’Italia?

    Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per introdurre dazi permanenti del 25% sulle auto importate negli Stati Uniti, una mossa che potrebbe avere ripercussioni su centinaia di miliardi di dollari di scambi commerciali.

    Convinto di poter incassare oltre mille miliardi grazie a queste nuove tariffe, il presidente americano deve però valutare attentamente le possibili conseguenze: ritorsioni commerciali, inflazione, interruzioni nelle catene di approvvigionamento e, paradossalmente, un calo delle stesse importazioni che intende tassare.


    Infatti gli USA siano legati economicamente ai loro partner internazionali, prima ancora che politicamente, ma la mossa è una pedina importante delle politiche economiche di Trump che puntano ad abbassare i tassi di interesse, stimolando la produzione e razionalizzando le spese per compensare un debito andato fuori controllo con la precedente amministrazione.

    Messico, Canada e Germania: i principali fornitori di auto per gli USA

    Secondo i dati del Dipartimento del Commercio USA, nel 2024 il Messico è stato il principale esportatore di auto verso gli Stati Uniti, con 78,5 miliardi di dollari di valore e quasi 3 milioni di veicoli spediti. Al secondo posto c’è il Giappone (39,7 miliardi, 1,4 milioni di auto), seguito da Corea del Sud (36,6 miliardi, 1,5 milioni) e Canada (31,2 miliardi, 1 milione).

    Un caso particolare è quello della Germania, che pur esportando solo 446.566 veicoli, ha raggiunto un valore di 24,8 miliardi di dollari, con un prezzo medio per auto di oltre 55.600$ – quasi il doppio rispetto agli altri Paesi. Questo perché la Germania si concentra su modelli di lusso e alta gamma.

    Produzione in Nord America: un vantaggio per molti marchi

    Va notato che molte auto vendute negli USA, anche da case automobilistiche americane, sono prodotte in Messico e Canada, dove i costi di produzione sono più bassi e il trasporto verso gli Stati Uniti è economico. Tuttavia, con la fine delle agevolazioni doganali e l’introduzione di nuovi dazi, questo vantaggio potrebbe ridursi, stimolando i produttori a riportare la produzione negli Stati Uniti, magari riuscendo a rivitalizzare città come Detroit che hanno subito grossi contraccolpi economici dallo spostamento della produzione automobilistica.

    Allo stesso tempo, diversi produttori stranieri – come Honda, Toyota, BMW e Volkswagen – hanno stabilimenti negli USA e spesso esportano auto “Made in USA” in tutto il mondo, dimostrando quanto il mercato automobilistico sia ormai globale e interconnesso.

    L’impatto sull’Italia: componentistica e auto di lusso a rischio

    L’Italia, pur non essendo tra i principali esportatori di auto verso gli USA, risente comunque delle nuove tariffe per due motivi:

    1. La filiera della componentistica – Molte parti delle auto tedesche (BMW, Mercedes, Volkswagen) sono prodotte in Italia, tanto che fino al 30% di un’auto assemblata in Germania può avere componenti italiani. La Germania, infatti, assorbe quasi il 20% della produzione italiana del settore. Con i dazi sulle componenti (in vigore dal 2 aprile), l’industria italiana subirà un doppio colpo: diretto (per le esportazioni) e indiretto (per il calo della domanda tedesca).
    2. Le auto di lusso della Motor Valley – Gli USA sono il primo mercato extra-UE per l’Italia, con 65 miliardi di export nel 2023. Tra i settori più importanti ci sono macchinari industriali (12,8 miliardi) e mezzi di trasporto (7,9 miliardi), che includono anche auto di alta gamma. Modena e Bologna (sedi di Ferrari e Lamborghini) da sole esportano 2,6 miliardi di euro in auto verso gli USA, il 75% del totale del settore.

    Sebbene chi compra una Ferrari o una Lamborghini possa permettersi un rincaro, l’aumento dei costi potrebbe comunque frenare le vendite, danneggiando un comparto che per l’Italia rappresenta eccellenza e prestigio internazionale, magari spingendo l’acquirente a scegliere una sportiva a stelle e strisce come una Corvette a una prestigiosa auto europea.

    Conclusioni: una guerra commerciale con effetti a catena

    La decisione di Trump rischia di innescare una nuova guerra commerciale, con ripercussioni non solo sui Paesi esportatori, ma anche sulle stesse case automobilistiche americane e sulle filiere globali. L’Italia, pur non essendo in prima linea, potrebbe subire danni significativi, sia per la componentistica che per il lusso automobilistico, settori in cui il Made in Italy è leader mondiale.

    Con l’aumento dei dazi e possibili ritorsioni, il mercato automobilistico globale potrebbe trovarsi di fronte a una nuova era di protezionismo, con costi più alti per produttori e consumatori, e l’andamento fiacco in borsa dei titoli automotive, con il valore delle azioni che già scontavano i problemi dell’adozione forzata dell’elettrico si troveranno a fronteggiare anche le mancate vendite della politica dei dazi che potrebbero travolgerle.

    E all’orizzonte la soluzione che si prospetta in Europa è pure più preoccupante, visto che si pensa a un piano di riarmo europeo come strumento per far funzionare le fabbriche automobilistiche, principalmente tedesche, in difficoltà.

  • Addio ai motori a benzina di Alfa Romeo Giulia e Stelvio: fine di un’era

    Addio ai motori a benzina di Alfa Romeo Giulia e Stelvio: fine di un’era

    Il 31 maggio 2025 segnerà una data storica, ma anche malinconica, per gli appassionati di Alfa Romeo. Da quel giorno, le versioni a benzina di Giulia e Stelvio non saranno più ordinabili, lasciando spazio solo al motore 2.2 turbodiesel. Una decisione dettata dalle normative sulle emissioni di CO2, che hanno costretto il marchio del Biscione a dire addio ai propulsori più sportivi e amati, come il 2.0 turbo benzina da 280 CV e il mitico 2.9 V6 da 520 CV della Quadrifoglio. Un colpo al cuore per chi ha sempre visto in Alfa Romeo un simbolo di passione, sportività e tradizione automobilistica.


    Il pianale Giorgio: un sogno incompiuto

    La Giulia e la Stelvio rappresentano qualcosa di più di due semplici modelli: sono il frutto del pianale Giorgio, una piattaforma progettata per riportare Alfa Romeo alle sue radici, con trazione posteriore e un’impostazione meccanica pensata per chi ama la guida sportiva. Presentato nel 2015, il pianale Giorgio è stato osannato dalla critica per le sue doti dinamiche, la leggerezza e l’equilibrio, caratteristiche che hanno fatto sognare gli appassionati. Purtroppo, però, non è riuscito a conquistare il mercato come avrebbe meritato.

    Nonostante la qualità tecnica e le prestazioni, le vendite di Giulia e Stelvio sono rimaste modeste, soprattutto se confrontate con quelle di modelli più pragmatici come la Alfa Romeo Tonale o la Junior, quest’ultima costruita in Polonia su piattaforma e motori di origine Peugeot. Un paradosso per un marchio che ha sempre fatto della sportività e dell’eleganza italiana il suo tratto distintivo.


    La fine delle Quadrifoglio: un addio anticipato

    Le prime a lasciare la scena saranno le versioni Quadrifoglio, le più potenti e iconiche della gamma col famoso V6 di origine Ferrari. La Giulia Quadrifoglio non sarà più ordinabile già dal 31 marzo 2025, seguita dalla Stelvio Quadrifoglio, disponibile fino al 30 aprile. Poi, per tutto maggio, sarà ancora possibile ordinare le versioni a benzina della Giulia e della Stelvio con il 2.0 turbo da 280 CV, negli allestimenti SprintVeloce e Intensa. Dal 1° giugno, però, rimarrà solo il 2.2 turbodiesel, con emissioni di CO2 più contenute (130-144 g/km) rispetto ai propulsori a benzina (175-228 g/km).


    Verso un futuro elettrico: sportività a rischio?

    La decisione di eliminare i motori a benzina è solo l’inizio di un cambiamento più radicale. Giulia e Stelvio si avviano infatti verso la fine del loro ciclo di vita, con nuove generazioni già in programma. La nuova Stelvio verrà svelata a fine anno, seguita dalla nuova Giulia nel 2026. Entrambe saranno basate sulla piattaforma STLA Large di Stellantis, progettata per accogliere motori elettrici e ibridi.

    Peccato, però, che queste nuove versioni saranno inevitabilmente più grandi e pesanti rispetto alle attuali, perdendo parte di quella leggerezza e agilità data dal pianale Giorgio, che hanno reso Giulia e Stelvio così speciali. La sportività, insomma, rischia di essere sacrificata sull’altare dell’elettrificazione e delle normative ambientali.


    Un tocco di malinconia: addio ai motori giusti

    C’è un velo di tristezza nel vedere scomparire i motori a benzina di Giulia e Stelvio, soprattutto perché rappresentano l’essenza di Alfa Romeo: passione, prestazioni e un’emozione unica al volante. I propulsori turbo benzina, con il loro sound avvolgente e la risposta immediata, sono stati un faro per chi cercava un’auto sportiva ma quotidiana. E mentre il mondo si prepara a un futuro elettrico, fatto di batterie pesanti e accelerazioni silenziose, è difficile non provare un po’ di nostalgia per un’era che sta per finire.


    Conclusioni: un capitolo che si chiude

    La scomparsa delle versioni a benzina di Giulia e Stelvio segna la fine di un capitolo importante per Alfa Romeo. Il pianale Giorgio, con la sua trazione posteriore e la sua anima sportiva, rimarrà un punto di riferimento per gli appassionati, anche se non è riuscito a conquistare il mercato come avrebbe meritato. Ora, il futuro del marchio è nelle mani dell’elettrificazione, con nuove sfide e opportunità.

    Ma per chi ha amato le Alfa Romeo “vere”, quelle con il motore a benzina e il cuore sportivo, il 31 maggio 2025 sarà una data da ricordare con un po’ di malinconia. Perché, come diceva un vecchio slogan, “Alfa Romeo, la meccanica delle emozioni”. E quelle emozioni, purtroppo, non torneranno più.

  • Nissan cambia rotta: Ivan Espinosa nuovo CEO al posto di Makoto Uchida

    Nissan cambia rotta: Ivan Espinosa nuovo CEO al posto di Makoto Uchida

    La Nissan sta cercando di voltare pagina dopo un periodo di difficoltà, con un cambio ai vertici che potrebbe segnare una nuova era per il costruttore giapponese. Ivan Espinosa, attuale direttore della pianificazione, è stato nominato nuovo CEO e presidente, sostituendo Makoto Uchida, che lascerà il ruolo di amministratore delegato ad aprile 2025 e quello di direttore a giugno. La decisione arriva in un momento delicato per Nissan, alle prese con risultati finanziari deludenti e con la necessità di rilanciare la propria strategia in un mercato sempre più competitivo, soprattutto nel settore dell’elettrificazione.

    Uchida e il fallimento delle trattative con Honda

    La rimozione di Uchida non è legata esclusivamente ai risultati negativi degli ultimi anni, ma anche al suo ruolo nelle trattative fallite con Honda. Nel 2024, Nissan e Honda avevano annunciato l’intenzione di fondersi per creare un grande gruppo automobilistico giapponese, capace di competere con i colossi globali come Tesla e i costruttori cinesi. Tuttavia, le trattative si sono arenate, principalmente a causa delle divergenze sulle modalità dell’accordo.

    Honda avrebbe voluto che Nissan acquisisse le azioni detenute da Renault, suo storico partner, per evitare la presenza di un “terzo incomodo” nella fusione. Uchida, però, si è opposto a questa proposta, ritenendo che avrebbe svantaggiato Nissan. Inoltre, Honda avrebbe cercato di trasformare Nissan in una sua controllata, una mossa che non è stata ben accolta dal management nipponico. Questo stallo ha portato al congelamento delle trattative, lasciando Nissan in una posizione precaria.

    Le alternative per Nissan: Foxconn e oltre

    Con la fusione con Honda ormai in stallo, Nissan deve cercare altre strade per garantirsi un futuro solido. Una delle opzioni più interessanti è rappresentata da Foxconn, il gigante taiwanese dell’elettronica, già presente in Giappone attraverso Sharp. Foxconn ha sviluppato una piattaforma per veicoli elettrici e sta cercando un partner automobilistico per avviarne la produzione. Una collaborazione con Nissan potrebbe essere vantaggiosa per entrambe le parti: il costruttore giapponese avrebbe accesso a tecnologie avanzate, mentre Foxconn potrebbe entrare nel mercato delle auto elettriche con un partner di alto profilo.

    Altre opzioni sul tavolo includono possibili accordi con Tesla o la vendita di alcune fabbriche negli Stati Uniti per ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Tuttavia, queste soluzioni rimangono al momento solo ipotesi, mentre la collaborazione con Foxconn sembra essere la più concreta.

    Ivan Espinosa: una nuova leadership per Nissan

    Ivan Espinosa, il nuovo CEO, si troverà ad affrontare una sfida complessa. Oltre a rilanciare la redditività dell’azienda, dovrà gestire le relazioni con i partner attuali e futuri. Uno dei suoi primi compiti potrebbe essere quello di riaprire le trattative con Honda, cercando di trovare un accordo più equilibrato e vantaggioso per entrambe le parti.

    Espinosa avrà anche il compito di rivedere la partnership con Renault, che detiene una quota significativa di Nissan. Sebbene l’accordo con il costruttore francese abbia portato benefici in passato, molti in Nissan ritengono che sia giunto il momento di ridurre questa dipendenza, soprattutto alla luce delle nuove opportunità che potrebbero emergere da collaborazioni alternative.

    Riorganizzazione interna e nuove nomine

    Oltre alla nomina di Espinosa, Nissan ha ridefinito il proprio comitato esecutivo, ampliando i ruoli di alcuni dirigenti chiave. Guillaume Cartier, attuale chief performance officer, si occuperà ora anche di marketing ed esperienza cliente. Eiichi Akashi diventerà chief technology officer, mentre Teiji Hirata assumerà il ruolo di chief monozukuri officer, responsabile della produzione e della supply chain. Jeremy Papin, chief financial officer, avrà anche il ruolo di executive officer.

    Queste nomine riflettono l’intenzione di Nissan di rafforzare la propria struttura interna e di affrontare le sfide future con un team più coeso e focalizzato.

    Conclusioni

    Il cambio ai vertici di Nissan segna un momento cruciale per il costruttore giapponese. Con Ivan Espinosa alla guida, l’azienda ha l’opportunità di rilanciarsi, sia attraverso nuove collaborazioni, come quella con Foxconn, sia riaprendo le trattative con Honda in una prospettiva più equilibrata.

    La sfida è enorme, ma Nissan ha dimostrato in passato di saper superare momenti difficili. Con una leadership rinnovata e una strategia chiara, il costruttore nipponico potrebbe tornare a essere un protagonista nel panorama automobilistico globale, soprattutto nel settore dell’elettrificazione, dove la competizione è sempre più agguerrita.

  • Le case automobilistiche Cinesi in Italia: Guida ai marchi della Grande Muraglia

    Le case automobilistiche Cinesi in Italia: Guida ai marchi della Grande Muraglia

    Il mercato automobilistico italiano sta vivendo una trasformazione significativa con l’arrivo sempre più massiccio di case automobilistiche cinesi.
    Questi brand, che un tempo erano considerati di nicchia, stanno guadagnando popolarità grazie a proposte competitive in termini di design, tecnologia e prezzo.

    E con gli aumenti di prezzo delle automobili, quasi raddoppiati negli ultimi anni, per restare nel budget si é costretti a guardarsi intorno e valutare soluzioni che fino a qualche tempo non ci sarebbero neanche venute in mente.
    Un esempio sono le auto di un paese che non ha grande tradizione automobilistica come la Cina, ma che sta recuperando in fretta grazie a tecnologie innovative, specie sull’elettrico, qualitá ormai comparabile ai prodotti occidentali e soprattutto prezzi competitivi.

    Vediamo le principali case automobilistiche cinesi disponibili in Italia, distinguendo tra i marchi più grandi e importanti importati direttamente e quelli che operano attraverso importatori locali che spesso rimarchiano con un proprio brand veicoli di origine cinese.

    E la differenza non é un dettaglio, perché la disponibilitá di ricambi e assistenza sono il tallone d’achille dei nuovi marchi, e la presenza di una struttura efficiente e dei magazzini ricambi forniti fanno la differenza.
    Infatti attendere per mesi un ricambio , magari a seguito di un guasto o di un’incidente, potrebbe significare stare senza auto con problemi logistici e spese inattese, cosa che potrebbe capitare con importatori non troppo strutturati che devono gestire un catalogo di prodotti di differente origine perché si avvalgono di piú fornitori con ricambi incompatibili tra i vari modelli trattati.

    E’ quindi bene informarsi prima dell’acquisto della disponibilitá di centri di assistenza, ricambi e tempi di gestione , anche sentendo chi ha giá acquistato automobili di questi brand per capire la serietá dell’assistenza, sia a livello dei riparatori ufficiali che dei magazzini ricambi.

    I grandi marchi cinesi

    BYD (Build Your Dreams)
    BYD è uno dei nomi più riconosciuti nel panorama automobilistico cinese, specializzato in veicoli elettrici e ibridi e tra i principali produttori mondiali di batterie per veicoli elettrici.

    Con una forte presenza globale, BYD ha iniziato a conquistare il mercato italiano con modelli come la BYD Han, una berlina elettrica di lusso, e la BYD Seal U, un SUV plug-in hybrid, il SUV medio Atto, o il piú piccolo Dolphin.

    La strategia di BYD si basa su tecnologie all’avanguardia, come le batterie al litio-ferro-fosfato, che garantiscono autonomie competitive e una maggiore durata.

    MG Motor
    Acquistata dal colosso cinese SAIC Motor, MG Motor è un marchio storico britannico che oggi produce veicoli in Cina. In Italia, MG si sta facendo notare con modelli come la MG ZS, un SUV compatto dal prezzo molto competitivo , disponibile anche elettrico, e la MG5, una station wagon full-electric o la utilitaria full hybrid MG3. MG combina design moderno, tecnologia avanzata e prezzi accessibili, puntando a un pubblico giovane e attento all’ambiente.

    Lynk & Co
    Lynk & Co, parte del gruppo Geely (proprietario anche di Volvo e con cui condivide la tecnologia), è un marchio giovane e innovativo che punta su modelli ibridi ed elettrici. In Italia, Lynk & Co sta iniziando a farsi conoscere con il modello 01, un SUV compatto ibrido plug-in che offre un approccio moderno alla mobilità, incluso un sistema di noleggio flessibile o la crossover coupe elettrica 02.

    Leapmotor
    Leapmotor è un marchio cinese emergente specializzato in veicoli elettrici salito alla ribalta per la collaborazione con gruppo Stellantis che si occupa della distribuzione dei suoi modelli al di fuori della Cina.
    Con modelli come la Leapmotor C10, un SUV elettrico con autonomia competitiva e design futuristico, o la piccola utilitaria a batteria T03 dal prezzo particolarmente competitivo, il brand sta cercando di posizionarsi come alternativa accessibile nel segmento delle auto elettriche.

    Jaecoo e Omoda


    Ottima qualità per Jaecoo e Omoda , i due nuovi marchi del gruppo Chery, focalizzati rispettivamente su SUV robusti e veicoli urbani moderni.
    Jaecoo punta su design audaci e prestazioni fuoristrada, mentre Omoda si rivolge a un pubblico giovane con modelli come l’Omoda 5, un crossover compatto dal design accattivante.

    Marchi cinesi importati e/o rimarchiati da importatori locali

    Oltre ai grandi marchi importati direttamente, ci sono diverse case automobilistiche cinesi che entrano nel mercato italiano attraverso importatori locali.

    Questi veicoli, spesso rimarchiati con marchi locali, sono comunemente disponibili in Cina con altro nome ma vengono adattati per soddisfare le esigenze del pubblico europeo.

    DR Automobiles
    DR Automobiles è uno degli importatori più noti in Italia che, dopo essersi occupato in passato di competizioni automobilistiche, grandi concessionarie e importazione di automobili supersportive, ora si occupa di personalizzare nei propri stabilimenti di Macchia d’Isernia prodotti di origine cinese, occupandosi in qualche caso dell’assemblaggio di semi lavorati provenienti dalla Cina.
    Il brand offre modelli cinesi rimarchiati, come la DR 5.0 (basata sulla Chery Tiggo 5X) e la DR 6.0 (derivata dalla Chery Tiggo 7 Plus).
    Questi veicoli combinano design accattivante e tecnologia a un prezzo accessibile, rendendoli interessanti per chi cerca un’alternativa economica ai marchi tradizionali e che hanno avuto un discreto successo che li ha portati ad espandersi in altre nazioni europee e a far nascere nuovi marchi per gestire i prodotti di differenti case costruttrici partner .

    EVO
    EVO è il marchio lowcost del gruppo DR che propone sempre veicoli cinesi rimarchiati ma di fascia piú economica, nato all’inizio per poter continuare a tenere a listino i prodotti piú vecchi della gamma DR dopo l’uscita dei nuovi modelli si é evoluto importando auto di diversi produttori rispetto alle Chery destinate al brand DR.
    Tra i modelli più popolari c’è l’EVO 5, un SUV compatto basato sulla Beijing X3, la EVO4 basata sulla JAC Refine S3 o la piccola crossover EVO3 basata sulla JAC T40, sino al pickup Cross4.
    EVO si rivolge a chi cerca un’auto pratica ed economica, senza rinunciare a un design moderno e a dotazioni di serie complete.

    SportEquipe, Tiger e ICH-X
    Il gruppo molisano DR a seguito del successo dei marchi DR e EVO ha ulteriormente differenziato la propria importazione con brand specifici per differenziare il produttore originale o segmenti particolari di mercato facendo nascere SportEquipe per i prodotti premium, ICH-X per quelli di indole off road e Tiger , nato riportando in vita uno storico marchio sportivo inglese, per importare prodotti di derivazione DongFeng Motors.

    Cirelli
    Cirelli è un importatore italiano , di proprietá di una nota famiglia famosa nel mondo automobilistico, che offre veicoli cinesi rimarchiati col proprio nome, di origine DongFeng.
    E’ salita alle cronache per una diatriba legale con il gruppo DR sull’importazione di uno stesso particolare modello cinese venduto con tre marchi e nomi diversi da importatori differenti (Forthing , Tiger e Cirelli), giocando su limitazioni geografiche poco chiare nei contratti col fornitore cinese.
    Questi modelli sono apprezzati per il loro rapporto qualità-prezzo e per le dotazioni di serie complete.

    EMC
    EMC (Eurasia Motor Company) è un importatore che da anni si concentra su veicoli cinesi, e che ha iniziato portando in italia i prodotti di Great Wall Motors per poi diventare un marchio a se stante.
    Tra i modelli disponibili c’è la Yudo, un’auto urbana elettrica che punta alla praticità e all’efficienza o i suv Quattro e Sei, disponibili anche a GPL.

    Foton
    Foton è un marchio cinese specializzato in veicoli commerciali e SUV.
    In Italia, Foton è presente con modelli come il Foton Tunland, un pick-up robusto e versatile, ideale per chi cerca un veicolo da lavoro o per avventure fuoristrada, viene importato da EMC.

    SWM
    SWM, acronimo di Speedy Working Motors, è uno storico marchio motociclistico italiano di proprietá del gruppo cinese ShineRay, che produce automobili e motociclette.
    In Italia, oltre alla produzione di moto nello stabilimento ex Husqwarna di Biandronno, SWM si occupa di importare automobili prodotte in Cina come il SWM G01, un SUV compatto che combina design italiano (grazie alla collaborazione con lo studio Torino Design) e tecnologia cinese.

    DFSK
    Marchio cinese inizialmente nato da una joint venture tra il costruttore DongFeng e il gruppo industriale Sokon, con quest’ultimo che ne ha preso le redini per costruire veicoli commerciali e vetture low cost come la serie Glory declinata in vari modelli e attualmente importata da un importatore locale e disponibile presso una estesa rete di concessionari.

    Perché Scegliere un’Auto Cinese?

    Le case automobilistiche cinesi stanno investendo pesantemente in ricerca e sviluppo, offrendo veicoli sempre più competitivi. Ecco alcuni motivi per considerare un’auto cinese:

    • Prezzi Accessibili: Le auto cinesi sono spesso più economiche rispetto ai modelli europei o giapponesi di pari categoria.
    • Tecnologia Avanzata: Molti brand cinesi offrono dotazioni di serie ricche, come sistemi di infotainment avanzati e sistemi di guida assistita.
    • Focus sull’Elettrico: La Cina è leader nella produzione di veicoli elettrici, con modelli che offrono autonomie sempre maggiori e tecnologie innovative.

    Il mercato automobilistico italiano sta diventando sempre più variegato grazie all’arrivo delle case automobilistiche cinesi. Che si tratti di grandi marchi come BYD e MG Motor o di marchi di importatori come DR Automobiles e EVO, le opportunità per i consumatori sono numerose. Se stai cercando un’auto economica, tecnologica o elettrica, i brand cinesi meritano sicuramente un’occhiata.

  • Classifica delle vendite di auto in Italia a febbraio 2025: chi cresce e chi perde terreno

    Classifica delle vendite di auto in Italia a febbraio 2025: chi cresce e chi perde terreno

    Il mese di febbraio 2025 ha confermato alcune tendenze interessanti nel mercato automobilistico italiano, con sorprese e conferme che delineano un panorama sempre più dinamico e competitivo. Secondo i dati diffusi dall’UNRAE, la classifica delle vendite vede ancora una volta la FIAT Panda dominare incontrastata, ma non mancano i colpi di scena tra i marchi che stanno guadagnando quote di mercato e quelli che, invece, faticano a mantenere il passo.

    FIAT Panda: un’icona senza rivali

    La FIAT Panda si conferma regina indiscussa del mercato italiano, con 11.896 unità vendute a febbraio e un totale di 25.224 immatricolazioni nei primi due mesi del 2025. Questo modello, simbolo di praticità ed efficienza, continua a conquistare il cuore degli italiani, dimostrando una resilienza e un appeal che pochi riescono a eguagliare.

    Dacia e Jeep: i grandi protagonisti della crescita

    Tra i marchi che stanno vivendo una fase di forte crescita spiccano Dacia e Jeep. La Dacia Sandero, al secondo posto con 5.896 vendite a febbraio e 11.473 nei primi due mesi dell’anno, conferma il suo successo come auto accessibile ma ricca di contenuti. Anche la Dacia Duster si posiziona bene, con 3.512 unità vendute a febbraio e un totale di 7.875 immatricolazioni, segnando un +12% rispetto allo stesso periodo del 2024.

    Jeep, invece, continua a cavalcare l’onda del successo del modello Avenger, che si piazza al quarto posto con 4.665 vendite a febbraio e 9.350 nei primi due mesi. Questo SUV compatto, apprezzato per il design moderno e le prestazioni, sta diventando un punto di riferimento per chi cerca un’auto versatile e tecnologica.

    Toyota: la Yaris e la Yaris Cross tengono il passo

    Toyota conferma la sua presenza solida nel mercato italiano, con la Yaris e la Yaris Cross che si posizionano rispettivamente al quinto e nono posto. La Yaris, con 3.567 vendite a febbraio, e la Yaris Cross, con 2.989 unità, dimostrano come il brand giapponese continui a puntare con successo su modelli ibridi ed eco-friendly, in linea con le esigenze di un mercato sempre più attento alla sostenibilità.

    Chi perde terreno?

    Non tutti i marchi, però, possono festeggiare. Volkswagen, ad esempio, pur mantenendo una presenza significativa con modelli come il T-Roc e il Tiguan, registra un calo di interesse rispetto ai competitor. Il T-Roc, con 2.737 vendite a febbraio, e il Tiguan, con 2.016 unità, mostrano un leggero declino rispetto ai mesi precedenti, segnalando una possibile saturazione nel segmento dei SUV compatti.

    Anche Renault fatica a mantenere il passo, con modelli come la Captur e la Clio che, pur restando nella top 20, non riescono a replicare i numeri dei rivali diretti. La Captur, con 2.251 vendite a febbraio, e la Clio, con 1.965 unità, evidenziano una perdita di appeal rispetto a marchi più aggressivi sul fronte del design e della tecnologia.

    Le sorprese: MG e BYD in ascesa

    Tra le sorprese positive del mese spicca MG, che con la ZS e la MG3 sta conquistando sempre più spazio nel mercato italiano. La ZS, con 3.177 vendite a febbraio, e la MG3, con 1.088 unità, dimostrano come il brand cinese stia puntando su un mix di design, tecnologia e prezzi competitivi per attirare nuovi clienti.

    Anche BYD, con il modello Seal U, inizia a farsi notare, posizionandosi al 45° posto con 837 vendite. Questo marchio, leader nel settore delle auto elettriche, potrebbe rappresentare una vera e propria minaccia per i competitor europei nei prossimi mesi.

    Il mercato automobilistico italiano a febbraio 2025 conferma una forte polarizzazione tra i modelli di successo e quelli in difficoltà. Mentre FIATDacia e Jeep continuano a dominare, marchi come Volkswagen e Renault devono rinnovare la loro offerta per non perdere ulteriori quote di mercato. Intanto, i nuovi player come MG e BYD stanno dimostrando di avere tutte le carte in regola per diventare protagonisti del futuro.

    Il 2025 si prospetta come un anno di grandi sfide e opportunità, con l’elettrificazione e la sostenibilità al centro delle strategie di tutti i principali costruttori. Resta da vedere chi saprà cogliere al meglio queste tendenze e conquistare il cuore degli automobilisti italiani.

    Fonti: UNRAE, dati aggiornati al 28 febbraio 2025.