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  • Mercedes-Benz W123: l’icona indistruttibile degli anni ’70 e ’80

    Mercedes-Benz W123: l’icona indistruttibile degli anni ’70 e ’80

    Un’eredità che ha fatto storia

    Presentata nel gennaio 1976 (ma prodotta già dal dicembre 1975), la Mercedes-Benz W123 rappresenta ancora oggi il simbolo dell’affidabilità e della qualità costruttiva tedesca. Progettata per sostituire la serie W114/W115 “Strich-Acht”, questa vettura è diventata una leggenda, con oltre 2,7 milioni di esemplari prodotti fino al 1986 in varie configurazioni: berlina, coupé, station wagon e limousine.

    Design e innovazioni

    Linee e sicurezza

    • Disegno affidato a Bruno Sacco, con linee pulite e squadrate tipiche degli anni ’70
    • Fari anteriori circolari sdoppiati (tranne sulle 280/280E) e posteriori a sviluppo orizzontale
    • Scocca rinforzata con zone a deformazione programmata
    • Innovazioni per la sicurezza: spinotti di sicurezza per le porte, plancia imbottita, sterzo a piantone collassabile

    Trattamenti speciali

    • Lamierati e telaio sottoposti a trattamenti antiruggine
    • Interni con materiali ad invecchiamento differenziato per resistere al sole
    • Saldatura robotizzata, una novità per l’epoca

    Le versioni della W123

    Berlina (W123)

    La versione più diffusa, disponibile con:

    • Motori benzina: dal 2.0 M102 (109 CV) al 2.8 M110 (185 CV)
    • Motori diesel: dal 2.0 OM615 (55 CV) al 3.0 turbodiesel OM617 (125 CV)
    • Cambio: manuale a 4/5 marce o automatico a 3/4 rapporti

    Station Wagon (S123)

    • Prima station ufficiale Mercedes, presentata nel 1977
    • Capacità di carico fino a 1.500 litri
    • Divano posteriore abbattibile per 7 posti totali
    • Disponibile anche come 300 TD Turbodiesel (125 CV)

    Coupé (C123)

    • Passo accorciato di 8,5 cm
    • Portiere senza montanti
    • Versioni top: 280 CE (185 CV) e 300 CD Turbodiesel (solo per USA)

    Limousine (V123)

    • Passo allungato di 63 cm (5,35 m totali)
    • Utilizzata come taxi e auto di rappresentanza
    • Produzione limitata (20.720 esemplari)

    Motori e prestazioni

    Benzina

    ModelloCilindrataPotenzaNote
    2002.094-109 CVBase della gamma
    2302.3109 CVDisponibile anche a iniezione (136 CV)
    2802.8156-185 CVTop di gamma

    Diesel

    ModelloCilindrataPotenzaNote
    200D2.055-60 CVEconomica e affidabile
    240D2.465-72 CVVersione intermedia
    300D3.080-88 CVDisponibile anche turbodiesel (125 CV)

    Perché la W123 è diventata un’icona?

    Robustezza leggendaria

    • Oltre il 75% degli esemplari ancora circolanti a 15 anni dalla fine produzione
    • Record di chilometraggio: un taxi greco ha superato i 4,2 milioni di km

    Tecnologie avanzate

    • ABS (dal 1982)
    • Airbag lato guida (dal 1982)
    • Riscaldamento a zone

    Successo commerciale

    • Berlina: 2.369.133 esemplari
    • Station wagon: 199.517 esemplari
    • Coupé: 99.884 esemplari

    Curiosità e versioni speciali

    • Versioni taxi con allestimenti specifici
    • Veicoli per forze dell’ordine e ambulanze
    • Partecipazioni a rally (tra cui Londra-Sydney 1977)

    Conclusione

    La Mercedes-Benz W123 rappresenta l’apice dell’ingegneria automobilistica tedesca degli anni ’70 e ’80. Con il suo design senza tempo, la costruzione robusta e le innovazioni tecniche, resta ancora oggi un’auto ricercata da collezionisti e appassionati. Che sia una berlina, una station wagon o una coupé, ogni W123 porta con sé un pezzo di storia dell’automobile.

    Prezzi attuali (2025)

    • Esemplari base: 5.000-15.000 €
    • Versioni rare (280 CE, turbodiesel): fino a 40.000 €
    • Modelli perfettamente restaurati: oltre 60.000 €
  • Citroën Ami 6: La Rivoluzionaria “Anti-Conformista” degli Anni ’60

    Citroën Ami 6: La Rivoluzionaria “Anti-Conformista” degli Anni ’60

    Genesi di un’Icona Eccentrica

    Nell’ottobre 1961, il Salone di Parigi rimase sbalordito davanti alla Citroën Ami 6, un’automobile che sfidava ogni convenzione stilistica. Progettata da Flaminio Bertoni (lo stesso designer della DS), questa vettura nacque per colmare il vuoto tra la popolare 2CV e le lussuose DS/ID.

    Il Bizzarro Briefing di Pierre Bercot

    • Obiettivo: Creare un’auto media (4m di lunghezza) con abitabilità da segmento superiore
    • Vincoli:
      • Utilizzare la meccanica economica della 2CV
      • Evitare l’aspetto “da furgone” (no portellone)
    • Soluzione Forzata: Il motore bicilindrico ad aria della 2CV impose il celebre cofano “ammaccato”, nato per contenere l’ingombrante filtro a fungo

    Design: Una Sfida all’Estetica Convenzionale

    La Firma di Bertoni

    • Frontale Concavo: Soprannominato “faccia da incidente”, con doppi fari Cibié e calandra ovale
    • Montanti Posteriori Invertiti: Ispirati alle concept car americane, garantivano:
      • +25% spazio per i passeggeri posteriori
      • Bagagliaio da 310 litri (enorme per l’epoca)
    • Tetto in Plastica: Innovazione leggera ed economica

    Curiosità: Bertoni odiava il design finale, definendolo “un compromesso dettato dall’ingegneria”.

    Meccanica: Semplicità Radicale

    Tecnologie Riprese dalla 2CV

    • Motore: Bicilindrico boxer 602cc (21.5 CV) raffreddato ad aria
      • 0-100 km/h: eternità (ma consumi di 6.3 l/100km)
    • Sospensioni: Bracci oscillanti con molloni orizzontali
    • Freni: Tamburi su tutte e 4 le ruote

    Particolarità: Leva del cambio a “ombrello” sulla plancia e volante monorazza, come nella DS.

    L’Inaspettato Successo della Versione Break (1964)

    Contro ogni previsione, la variante giardinetta superò in vendite la berlina:

    VersioneProduzioneCaratteristiche Uniche
    Berlina483,986 es.Sedili anteriori a divanetto
    Break555,398 es.Primo modello a superare la berlina
    CommercialePortata 350kg, vetri sostituiti da lamiere

    Dati storici: Nel 1965 divenne l’auto più venduta in Francia, battendo Renault 4 e 2CV.

    Evoluzione Tecnica (1961-1969)

    • 1963: Potenza aumentata a 25.5 CV
    • 1966: Passaggio a 12V e nuovo cruscotto
    • 1968: Versione Club con:
      • Fari doppi tondi (originari per il mercato USA fallito)
      • Sedili regolabili individuali
      • 35 CV finali (120 km/h)

    Eredità e Collezionismo

    • Produzione totale: 1.039.384 esemplari
    • Valore odierno:
      • Esemplari restaurati: €15.000-€30.000
      • Break Club: Fino a €40.000
    • Innovazioni anticipate:
      • Montanti invertiti (ripresi poi da BMW i3)
      • Tetto in plastica (antesignano delle polycarbonate roofs)

    Citazione celebre: *”Non è bella, ma dopo 10 minuti non vedrai più la sua linea – vedrai solo la sua praticità”* (Pierre Bercot, Presidente Citroën)

    La Ami 6 rimane un caso studio di come i vincoli tecnici possano generare icone involontarie. Oggi è ricercata da chi apprezza l’autentico design “fuori dagli schemi”.

    La genesi di un’anti-conformista

    Nel 1961, quando la Citroën Ami 6 fece il suo debutto, il mondo automobilistico rimase sbalordito. Mentre tutte le case automobilistiche seguivano linee sempre più aerodinamiche e convenzionali, la Citroën osò presentare un’auto con:

    • Un cofano anteriore concavo che sembrava già incidentato
    • Montanti posteriori invertiti che sfidavano le leggi della gravità
    • Una calandra ovale che ricordava un sorriso sardonico

    Flaminio Bertoni, il genio del design dietro alla DS, inizialmente aveva concepito un’auto a due volumi con portellone. Ma Pierre Bercot, presidente Citroën, bocciò l’idea definendola “troppo commerciale”. Il risultato fu questo capolavoro di non-conformismo.

    Curiosità tecniche che fecero storia

    Il motore “a fungo”

    Il bicilindrico boxer da 602 cm³ derivato dalla 2CV presentava un particolare filtro dell’aria a forma di fungo che:

    • Sporgeva ben 15 cm sopra il motore
    • Impose quel caratteristico avvallamento sul cofano
    • Prodotto lo stesso rumore distintivo della 2CV, ma amplificato

    Le sospensioni magiche

    Il sistema sospensivo, ereditato dalla 2CV, permetteva di:

    • Guidare su un campo arato senza versare il bicchiere d’acqua sul cruscotto
    • Assorbire buche come fossero semplici imperfezioni
    • Far oscillare la vettura come una barca in caso di vento laterale forte

    Vita quotidiana con l’Ami 6

    Interni spartani ma geniali

    • Sedili anteriori a divano: Perfetti per i fidanzatini dell’epoca
    • Leva del cambio a manico d’ombrello: Posizionata sul cruscotto per far posto al divano
    • Finestrini posteriori fissi: Aprire il lunotto invertito era un’operazione da circo

    Aneddoto: Molti proprietari raccontano che per accedere al bagagliaio bisognava fare una vera e propria acrobazia, data la posizione scomoda della maniglia.

    L’improbabile successo della Break

    Quando nel 1964 arrivò la versione giardinetta, nessuno si aspettava che:

    1. Avrebbe superato in vendite la berlina
    2. Sarebbe diventata l’auto preferita di:
      • Artigiani
      • Famiglie numerose
      • Venditori ambulanti

    La Break aveva un trucco segreto: il tetto in plastica che, oltre a ridurre il peso, permetteva di:

    • Sentire meglio la pioggia quando cadeva
    • Avere un’illuminazione naturale abbondante
    • Soffrire il caldo d’estate e il freddo d’inverno

    Eredità culturale

    Nel cinema e nella TV

    L’Ami 6 compare in:

    • “Les Tribulations d’un Chinois en Chine” (1965) con Jean-Paul Belmondo
    • Numerosi film di Jacques Tati
    • La serie TV “Les Saintes Chéries”

    Collezionismo oggi

    I veri intenditori cercano:

    • Le rare versioni Club con fari doppi
    • Gli esemplari con tetto apribile
    • Le Break Service commerciali complete di documenti

    Prezzi attuali:

    • Esemplare comune: €10.000-€15.000
    • Break Club restaurata: fino a €35.000
    • Prototipi e versioni speciali: a trattativa riservata

    Perché l’Ami 6 resta un’icona?

    Questa anti-conformista a quattro ruote ci insegna che:

    1. La bellezza è negli occhi di chi guarda
    2. Le soluzioni ingegneristiche forzate possono diventare punti di forza
    3. A volte è meglio essere memorabili che semplicemente belli

    Ultima curiosità: Nel 1967, un giornalista automobilistico scrisse: “Dopo una settimana con l’Ami 6, tutte le altre auto ti sembreranno prive di personalità”. E forse aveva ragione.

  • Fiat X1/9: La Leggenda a Motore Centrale che ha Conquistato l’America

    Fiat X1/9: La Leggenda a Motore Centrale che ha Conquistato l’America

    Fiat X1/9 (1972-1989): La Piccola Supercar Italiana

    La Fiat X1/9 è un’icona degli anni ’70: targa a motore centrale, design a cuneo di Marcello Gandini e meccanica derivata dalla Fiat 128. Prodotta dal 1972 al 1989, è stata l’unica Fiat con questa architettura e ha conquistato soprattutto il mercato USA, dove era amatissima per il mix di stile italiano e praticità.

    Le Origini: Dal Prototipo alla Produzione

    • Ispirazione: Nasce dalla Autobianchi A112 Runabout (1969), concept car di Gandini per Bertone.
    • Cambio di Piano: Fiat voleva una spider tradizionale, ma Bertone insistette per il motore centrale (scelta vincente).
    • Nome: Mantenne la sigla del progetto interno, “X1/9”.

    Design e Caratteristiche

    • Linee a cuneo con fari a scomparsa e roll bar integrato.
    • Tetto rigido asportabile (riposto nel cofano anteriore da 155 litri).
    • Motore posteriore-centrale (derivato dalla Fiat 128 Coupé).
    • Peso leggero: 880 kg (versione 1.3).

    Le Versioni più Importanti

    1. X1/9 1.3 (1972-1978)

    • Motore: 1.3L (75 CV) a carburatore.
    • Prestazioni: 170 km/h, 0-100 km/h in ~12 sec.
    • Freni a disco su tutte e 4 le ruote.

    2. X1/9 Five Speed (1978-1982)

    • Motore 1.5L (85 CV) e cambio a 5 marce.
    • Velocità massima: 180 km/h.
    • Paraurti più grandi (per norme USA).

    3. Bertone X1/9 (1982-1989)

    • Dal 1982, la produzione passa a Bertone.
    • Versioni di lusso come la “IN” (interni in pelle rossa).
    • Gran Finale (1989): edizione limitata con vernice micalizzata.

    Le Versioni da Corsa (Che Non Hanno Avuto Fortuna)

    X1/9 Abarth Rally (1974)

    • Motore 1.8L 16v da 200 CV (stesso della 124 Abarth).
    • Peso: 750 kg (più leggera della Lancia Stratos!).
    • Vittorie: Rally delle Alpi Orientali, 100.000 Trabucchi.
    • Progetto abbandonato per concentrarsi sulla Fiat 131 Abarth.

    Dallara Icsunonove (1975)

    • Gruppo 5: 1.3L 16v con iniezione Kugelfischer (192 CV).
    • Carrozzeria allargata e alettone posteriore.
    • Successo in gare in salita e slalom.

    Perché è un’Auto Cult?

    ✅ Prima (e unica) Fiat a motore centrale.
    ✅ Design senza tempo di Gandini.
    ✅ Successo negli USA (oltre il 60% della produzione).
    ✅ Maneggevolezza eccezionale grazie al peso ridotto.

    Produzione totale: ~170.000 esemplari.


    Curiosità

    • Doveva essere una spider tradizionale (ma Gandini insistette per il motore centrale).
    • Quasi una 2+2: Fiat valutò una versione a 4 posti, mai realizzata.
    • Oggi è un’auto da collezione: i prezzi per modelli ben tenuti partono da 15.000 €.

    Fiat X1/9: Storia Completa della Leggendaria Targa a Motore Centrale

    Dalle Origini al Debutto (1969-1972)

    La genesi della X1/9 affonda le radici nel clima di innovazione tecnologica che caratterizzò l’industria automobilistica italiana alla fine degli anni ’60. Nel 1969, la Bertone presentò al Salone di Torino la Autobianchi A112 Runabout, una provocante barchetta su base A112 che catturò l’attenzione di Gianni Agnelli. Il prototipo, firmato da Marcello Gandini (già autore della Lamborghini Miura), presentava soluzioni rivoluzionarie:

    • Telaio a traliccio in acciaio
    • Motore posteriore derivato dall’A112
    • Linee a cuneo che anticipavano la futura Lancia Stratos

    La Fiat, inizialmente scettica sullo schema a motore centrale, fu convinta dai test su strada che dimostrarono:

    • Migliore distribuzione dei pesi (40% anteriore / 60% posteriore)
    • Comportamento neutro in curva
    • Spazi interni ottimizzati

    L’Era delle Competizioni (1974-1976)

    Il Programma Abarth Rally

    Nel 1974, il reparto corse Fiat sviluppò una versione da rally basata sulla X1/9 con:

    • Motore 1.8L 16V derivato dalla 124 Abarth Rally
    • Potenza portata a 220 CV con turbocompressore (nella versione sperimentale)
    • Peso ridotto a 680 kg grazie all’uso di pannelli in alluminio

    I principali risultati sportivi:

    • 1° posto Rally delle Alpi Orientali 1974 (pilota: Sergio Barbasio)
    • 1° posto 100.000 Trabucchi 1974
    • 3° posto Rally del Ciocco 1975

    La Dallara Icsunonove

    Nel 1975, la collaborazione con Giampaolo Dallara portò alla creazione di una versione per il Gruppo 5 con:

    • Aerodinamica radicale (Cx 0,28)
    • Motore 1.6L a iniezione diretta Kugelfischer da 235 CV
    • Cambio Hewland a 5 rapporti

    Le prestazioni:

    • 0-100 km/h in 4,8 secondi
    • Velocità max 245 km/h
    • 3 vittorie nel Campionato Italiano Velocità 1976

    L’Evoluzione Commerciale (1978-1989)

    La Svolta Americana

    Dal 1978, il 75% della produzione fu destinato agli USA, dove la X1/9 divenne popolare grazie a:

    • Prezzo competitivo ($5,990 nel 1979)
    • Dotazioni speciali:
      • Aria condizionata
      • Cerchi in lega Cromodora
      • Vernici metallizzate

    Le Serie Speciali

    1. X1/9 “Exclusive” (1980)
      • Interni in pelle Connolly
      • Radiostereo Blaupunkt
      • Solo 500 esemplari prodotti
    2. Bertone IN (1982)
      • Doppia tonalità carrozzeria
      • Selleria in pelle rossa
      • Marchiatura Bertone
    3. Gran Finale (1989)
      • Edizione limitata a 1.500 esemplari
      • Targhetta numerata
      • Kit strumenti Abarth

    Tecnologia Avanzata

    La X1/9 introdusse soluzioni innovative per l’epoca:

    • Sistema di raffreddamento con doppio radiatore
    • Sospensioni a quadrilateri deformabili (derivate dalla Lancia Stratos)
    • Freni a disco autoventilanti anteriori

    Eredità e Collezionismo

    Oggi la X1/9 è ricercata dai collezionisti:

    • Valore attuale: €15.000-€40.000
    • Club dedicati in USA, UK e Giappone
    • Scene cinematografiche:
      • “The Gumball Rally” (1976)
      • “Cannonball Run” (1981)

    “La X1/9 rappresenta l’essenza dello spirito sportivo italiano – una macchina che ha sfidato le convenzioni e ha vinto”

    Giorgetto Giugiaro

    Conclusioni

    La Fiat X1/9 è un’auto rivoluzionaria per il suo tempo, che unisce design italiano e guidabilità sportiva. Sebbene non abbia avuto il successo della 124 Spider, resta un mito per gli appassionati.

    Hai guidato una X1/9? Raccontaci la tua esperienza nei commenti! 

  • Fiat Campagnola: Storia e Leggenda del Fuoristrada Italiano

    Fiat Campagnola: Storia e Leggenda del Fuoristrada Italiano

    Fiat Campagnola: L’Eroe a Quattro Ruote Motrici

    La Fiat Campagnola è uno dei fuoristrada più iconici della storia italiana. Nata per sostituire le Jeep americane nell’esercito, è diventata un simbolo di robustezza, avventura e ingegno meccanico. Prodotta dal 1951 al 1987, ha servito in versione militare e civile, conquistando anche il cuore di esploratori e agricoltori.

    Le Origini: La Nascita di un’Icona

    All’inizio degli anni ’50, il Ministero della Difesa italiano cercava un fuoristrada leggero per rimpiazzare le Jeep alleate, ormai usurate. La Fiat, sotto la guida dell’ingegner Dante Giacosa, sviluppò in segreto un prototipo ispirato ai modelli americani.

    Inizialmente chiamato “Alpina”, il nome fu cambiato in “Campagnola” per evitare associazioni troppo militari (il ricordo della guerra era ancora vivo). Presentata alla Fiera del Levante di Bari (1951), la Campagnola vinse la gara contro l’Alfa Romeo 1900 M (soprannominata “Matta”) grazie a un costo inferiore e maggiore semplicità meccanica.

    Caratteristiche Tecniche della Prima Serie (1951-1973)

    • Motori:
      • Benzina 1.9L (105.007): 48 CV
      • Diesel 1.9L (305.007): 40 CV (introdotto nel 1953)
    • Trazione: Integrale selezionabile con riduttore
    • Sospensioni: Indipendenti anteriori, balestre posteriori
    • Velocità max: 110 km/h (benzina), 88 km/h (diesel)

    Nonostante le prestazioni modeste, la Campagnola era infrangibile. Il suo telaio in acciaio e la meccanica semplice la resero affidabile in ogni condizione.

    Il Record Imbattuto: Algeri-Città del Capo (1951)

    Due Campagnole modificate dalla carrozzeria Savio (con tetto rigido e serbatoi aggiuntivi) stabilirono un record mondiale:
    ✅ 11 giorni, 4 ore e 54 minuti per l’intero percorso andata e ritorno.
    Un’impresa mai più eguagliata, anche per via dell’instabilità politica africana odierna.

    Evoluzione: Dalla AR51 alla Nuova Campagnola (1974-1987)

    Nel 1974 debutta la Nuova Campagnola (1107A), completamente riprogettata:

    • Scocca portante (senza telaio separato)
    • Sospensioni a barre di torsione (indipendenti su tutte e 4 le ruote)
    • Motori:
      • Benzina 2.0L (131/132): 80 CV
      • Diesel 2.5L (Sofim): 72 CV (dal 1979)
    • Versioni militari (AR76/AR76A) con impianto elettrico 24V e capacità di guado fino a 70 cm.

    Curiosità e Eredità

    La Campagnola Papamobile

    Papa Giovanni Paolo II usò una Nuova Campagnola come papamobile dal 1980 al 2007. Fu proprio su questo mezzo che subì l’attentato del 13 maggio 1981.

    L’Erede: Iveco Massif (2008)

    Nel 2008, il Gruppo Fiat lanciò l’Iveco Massif “Campagnola”, una versione speciale in verde salvia che omaggiava il mito originale.

    Conclusioni: Un’Auto che ha Fatto Storia

    La Campagnola è stata:
    🚜 Un’auto militare (usata anche dalla Polizia e dai Vigili del Fuoco).
    🌍 Un’esploratrice (con raid africani epici).
    ✝️ Un’icona popolare (grazie al suo ruolo da papamobile).

    Oggi è un oggetto da collezione, amata per il suo design retrò e la meccanica indistruttibile.

    Hai mai guidato una Campagnola? Raccontaci la tua esperienza nei commenti!

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