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  • Antonio Filosa nuovo CEO di Stellantis: chi è l’erede di Carlos Tavares

    Antonio Filosa nuovo CEO di Stellantis: chi è l’erede di Carlos Tavares

    Dal 23 giugno 2025Antonio Filosa sarà il nuovo Amministratore Delegato di Stellantis, prendendo il posto di Carlos Tavares, una delle figure più influenti dell’automotive mondiale. Filosa, ingegnere napoletano con 25 anni di esperienza nel gruppo, è stato scelto all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione guidato da John Elkann.

    Ma chi è il nuovo numero uno di Stellantis? E quali sfide lo attendono?


    Chi è Antonio Filosa? Un manager cresciuto dentro Stellantis

    Filosa non è un volto nuovo per il gruppo: la sua carriera è un percorso interno, iniziato in Fiat e proseguito attraverso FCA fino a Stellantis, dove ha ricoperto ruoli chiave in tutto il mondo.

    Le tappe principali della sua carriera:

    • Sud America: Come COO, ha portato Fiat al top del mercato brasiliano e costruito lo stabilimento di Pernambuco, simbolo del rilancio industriale in Brasile.
    • Jeep e Peugeot: Ha guidato la crescita di questi marchi in Europa e nel mondo.
    • Americhe: Da COO per Nord e Sud America, ha riorganizzato operazioni industriali, ridotto le scorte e rafforzato i rapporti con concessionari e sindacati.

    Tra i successi più eclatanti, il lancio di modelli come:

    • Fiat Pulse e Fastback (best-seller in Brasile).
    • RAM Rampage (primo pick-up RAM prodotto fuori dagli USA).
    • Jeep Avenger (prima Jeep elettrica europea).

    L’eredità di Carlos Tavares: efficienza e sfide aperte

    Filosa eredita un gruppo solido finanziariamente, ma con diverse questioni irrisolte:
    ✅ Punti di forza:

    • 14 marchi (da Peugeot a Jeep, da Alfa Romeo a RAM).
    • Risultati economici solidi (grazie alla gestione efficiente di Tavares).

    ⚠️ Sfide urgenti:

    • Transizione elettrica più lenta del previsto (domanda debole in Europa e USA).
    • Concorrenza cinese sempre più aggressiva.
    • Tensioni sociali (chiusure di stabilimenti in Europa).

    Cosa cambierà con Filosa? Le prime indicazioni

    Filosa è un manager pragmatico, con una visione globale e una profonda conoscenza del gruppo. Ecco cosa ci si può aspettare:

    1. Maggiore attenzione ai mercati emergenti

    • Esperienza in Sud America → possibile espansione in Asia e Africa.
    • Rafforzamento di marchi come Fiat e Jeep in queste aree.

    2. Bilanciamento tra elettrico e termico

    • Tavares aveva spinto sull’elettrificazione, ma Filosa potrebbe essere più cauto, data la domanda incerta.
    • Investimenti in ibrido e GPL, soprattutto per i mercati fuori Europa.

    3. Nuovo leadership team (annuncio il 23 giugno)

    • Filosa dovrà ricostruire il team dirigenziale, con possibili nuovi volti per gestire la transizione tecnologica.

    Le dichiarazioni di Elkann e Filosa

    John Elkann (Presidente Stellantis):
    “La profonda conoscenza che Antonio ha della nostra azienda e del settore lo rende perfetto per guidare Stellantis in questa fase cruciale. Ho lavorato con lui negli ultimi mesi e la sua leadership è eccezionale.”

    Antonio Filosa:
    “È un onore guidare questa azienda. Abbiamo i brand più iconici della storia e team straordinari. La nostra tradizione di innovazione e l’impegno verso i clienti sono la chiave del futuro.”

  • Fiat Professional Tris: il triciclo elettrico ispirato  dall’Ape Piaggio

    Fiat Professional Tris: il triciclo elettrico ispirato dall’Ape Piaggio

    Dimenticate l’Ape Piaggio, recentemente uscito di produzione: arriva il Fiat Professional Tris, il nuovo triciclo elettrico da carico pensato per la mobilità urbana nei mercati emergenti. Prodotto in Marocco e basato sulla piattaforma della Topolino, questo veicolo compatto ma capace promette di rivoluzionare il trasporto merci leggero con un’impronta 100% elettrica e zero emissioni.


    Design: compatto, modulare e ispirato alla Topolino

    Il Tris (nome che richiama le sue tre ruote e la firma luminosa a tre LED) è stato sviluppato dal Centro Stile Fiat con un design funzionale e versatile. Disponibile in tre versioni:

    • Cabinato (per trasporto protetto).
    • Pianale aperto (per carichi voluminosi).
    • Cassone (ideale per il lavoro agricolo o edile).

    Dimensioni e capacità:

    • Lunghezza: 3,17 metri (perfetto per le vie strette).
    • Portata massima540 kg (superiore a molti veicoli simili).
    • Spazio di carico2,25 m² (può ospitare un europallet).

    Tecnologia e prestazioni: elettrico, economico e facile da usare

    Il cuore del Tris è un motore elettrico da 9 kW (12 CV) alimentato da una batteria al litio da 6,9 kWh (la stessa della Fiat Topolino), che garantisce:
    ✅ Autonomia90 km (ciclo WMTC – ideale per l’uso urbano).
    ✅ Velocità massima45 km/h (limitata per sicurezza).
    ✅ Ricarca4 ore e 40 minuti su presa domestica (220V).

    Altri dettagli tecnici:

    • Telaio in acciaio zincato (resistente alla corrosione).
    • Ruote da 12 pollici con carreggiata posteriore ampia per maggiore stabilità.
    • Sicurezza conforme agli standard europei (cinture a 3 punti, fari automatici, cicalino retromarcia).

    Interni: essenziali ma con qualche comfort

    Anche se pensato per il lavoro, il Tris non trascura qualche comodità:

    • Display digitale da 5,7 pollici (per velocità, autonomia e informazioni base).
    • Prese USB-C e 12V per ricaricare dispositivi.
    • Illuminazione a LED con firma a pixel Fiat.

    Gli accessori Mopar includono tappetini rinforzati e soluzioni per un utilizzo più intensivo.


    Dove sarà venduto? Prima Africa e Medio Oriente, poi… Europa?

    Il Tris sarà prodotto in Marocco e inizialmente lanciato in Medio Oriente e Africa (MEA), dove Fiat punta a conquistare:

    • Lavoratori autonomi (fattorini, artigiani).
    • Piccole imprese (logistica urbana, consegne last-mile).

    Tuttavia, essendo già omologato per l’Europa, il suo arrivo nel Vecchio Continente non è escluso. Olivier François (CEO di Fiat) ha dichiarato: “L’Europa potrebbe essere la prossima tappa”.

  • Fiat Multipla: storia di un’icona controversa e il suo possibile ritorno

    Fiat Multipla: storia di un’icona controversa e il suo possibile ritorno

    La Fiat Multipla è stata una delle auto più discusse e innovative degli ultimi decenni. Nata nel 1998, ha ereditato il nome e lo spirito pratico dalla sua antenata, la Fiat 600 Multipla degli anni ’50, ma ne ha rivoluzionato il concetto, diventando un simbolo di creatività e funzionalità. Oggi, dopo anni di assenza, c’è la concreta possibilità di un suo ritorno, anche se non esattamente come molti si aspettavano.

    Le origini: la Fiat 600 Multipla (1956-1967)

    Prima di parlare della Multipla moderna, è doveroso ricordare la sua progenitrice, la Fiat 600 Multipla, presentata nel 1956. Basata sulla Fiat 600, questa versione “allungata” era una monovolume ante litteram, capace di trasportare sei persone in appena 3,53 metri di lunghezza grazie a una disposizione dei sedili innovativa: due posti anteriori, due centrali (con il passeggero accanto al guidatore rivolto all’indietro) e due posteriori.

    Era un’auto rivoluzionaria per l’epoca: economica, compatta e versatile, utilizzata come taxi, veicolo familiare e persino come ambulanza. Il motore posteriore da 633 cc garantiva consumi ridotti, mentre l’abitacolo, seppur spartano, era incredibilmente spazioso. Un vero precursore delle moderne monovolume.

    La Multipla del 1998: un’auto fuori dagli schemi

    Dopo decenni di assenza, il nome Multipla tornò nel 1998 con un’auto che, ancora una volta, sfidava le convenzioni. La nuova Fiat Multipla (1998-2003) era un concentrato di innovazione: con una lunghezza di appena 3,99 metri , solo qualche centimetro più lunga di una coeva Fiat Punto, riusciva a ospitare sei persone su due file di sedili individuali, offrendo un’abitabilità eccezionale e un bagagliaio da 430 litri, espandibile fino a 1.300 litri.

    Un design che ha fatto la storia (e discutere)

    La linea della Multipla, firmata da Roberto Giolito, era volutamente provocatoria: il frontale con il caratteristico “scalino” tra cofano e parabrezza, i fari asimmetrici e la carrozzeria bombata la resero un caso mediatico.

    • Il Museum of Modern Art (MoMA) di New York la inserì nella mostra “Different Roads” come esempio di design innovativo.
    • La rivista TIME, invece, la classificò tra le “50 peggiori auto di tutti i tempi”, dimostrando quanto fosse polarizzante.

    Tecnologia e versatilità senza compromessi

    Oltre al design, la Multipla era un’auto tecnologicamente avanzata:

    • Pavimento piatto per massimizzare lo spazio interno.
    • Sospensioni posteriori indipendenti (derivate dalla Fiat Tipo) per un comfort di guida superiore.
    • Alimentazioni alternative: tra le prime monovolume a offrire versioni a metano (BiPower e BluPower) e GPL (GPower).

    Il restyling del 2004: più convenzionale ma sempre unica

    Nel 2004 arrivò la seconda generazione, con un restyling che ammorbidì il design, eliminando lo “scalino” frontale per uniformarsi al nuovo stile Fiat. Mossa pensata per cercare di ravvivare le vendute per una vettura che non ottenne il successo sperato dalla casa torinese che pensò di renderla con l’aggiornamento di metà carriera una vettura meno fuori dagli schemi. Nonostante le critiche degli appassionati del modello originale, la Multipla restò un’auto pratica e versatile, mantenendo la stessa filosofia progettuale.

    La Multipla è sempre stata una vettura divisiva: o la si amava o la si odiava, tanto che nonostante i numeri di vendita non furono mai entusiasmanti, mantenne quotazioni alte sul mercato dell’usato in quanto non esistevano alternative, a parte la Honda Fr-V , che permettessero di trasportare 6 persone in poco spazio, e chi la aveva difficilmente se ne sbarazzava se non a caro prezzo.

    L’avventura cinese: la Zotye M300

    Dopo la fine della produzione in Italia nel 2010, la Multipla ha avuto una seconda vita in Cina grazie alla casa automobilistica Zotye:

    1. 2008-2010: Zotye assemblò la Multipla II con kit di produzione italiani, ribattezzandola “Multiplan”
    2. Dal 2010: Produzione completamente localizzata con il nome “Langyue”
    3. 2012: Presentazione della Zotye M300 EV, versione elettrica di cui furono prodotti 220 esemplari

    Purtroppo, nonostante l’interessante conversione elettrica, il progetto non ebbe il successo sperato e la produzione terminò definitivamente nel 2013.

    La Multipla tornerà? Sì, ma solo se sarà all’altezza

    Negli ultimi mesi, Olivier François, CEO di Fiat, ha lasciato intendere che il nome Multipla potrebbe tornare, ma solo se legato a un’auto che ne rispetti lo spirito originale.

    No alla Multipla SUV, sì a una vera monovolume

    Inizialmente si era parlato di un possibile crossover di segmento C ispirato alla Multipla, ma ora sembra che questo progetto (provvisoriamente chiamato Pandissima) avrà un altro nome. La nuova Multipla, invece, potrebbe essere una monovolume a sei posti, basata sulla piattaforma Smart Car di Stellantis, come la nuova Grande Panda.

    Quando la vedremo?

    Secondo le indiscrezioni, il debutto potrebbe avvenire tra il 2028 e il 2029, sempre che Fiat decida di procedere con un progetto all’altezza dell’originale. L’obiettivo sarebbe quello di creare un’auto che, come la Multipla degli anni 2000, “ospiti più persone in modi sorprendenti”, mantenendo un rapporto qualità-prezzo competitivo.

    Un’eredità che merita di continuare

    La Fiat Multipla è stata un’auto anticipatrice dei tempi: spaziosa, versatile e con un design che ancora oggi divide. Se il suo ritorno avverrà rispettandone l’essenza, potrebbe essere una gradita sorpresa per chi cerca un’auto pratica, innovativa e con un tocco di personalità.

    E voi? Cosa ne pensate? Vorreste una nuova Multipla? 

  • Autobianchi A112: l’utilitaria che ha conquistato il cuore degli italiani

    Autobianchi A112: l’utilitaria che ha conquistato il cuore degli italiani

    L’Autobianchi A112 è molto più di un’auto: è un simbolo di un’epoca, un’icona che ha rivoluzionato il concetto di utilitaria, diventando un punto di riferimento per intere generazioni. Prodotta dal 1969 al 1986, la A112 è stata una delle auto più amate in Italia, capace di unire praticità, stile e prestazioni in un pacchetto compatto e accessibile. Con oltre 1,2 milioni di esemplari venduti, la A112 ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile, diventando un mito senza tempo.


    Il contesto: la risposta italiana alla Mini

    Negli anni ’60, la Mini stava conquistando il mercato europeo con il suo design rivoluzionario e la sua trazione anteriore. In Italia, la Fiat 850, pur essendo un’auto di successo, non riusciva a competere con l’appeal della Mini, soprattutto tra i giovani e le donne. Fu così che Dante Giacosa, geniale ingegnere di Fiat, decise di sviluppare un nuovo modello attraverso la controllata Autobianchi. L’obiettivo era creare un’auto compatta, moderna ed elegante, che potesse competere con la Mini e anticipare le soluzioni tecniche della futura Fiat 127.

    Nacque così il progetto X1/2, che avrebbe dato vita alla A112. Presentata al Salone di Torino del 1969, la A112 ottenne un successo immediato, diventando in poco tempo un’auto cult.


    La A112: un’auto rivoluzionaria

    La A112 si distingueva per il suo design compatto e sportivo, con linee pulite e un’abitabilità sorprendente per le sue dimensioni. La trazione anteriore, il motore Fiat da 903 cm³ (inizialmente con 44 CV) e il cambio a 4 marce la rendevano un’auto agile e divertente da guidare. Nonostante le dimensioni ridotte, la A112 offriva un bagagliaio da 180 litri e un’abitabilità confortevole, grazie anche alla scocca portante che garantiva rigidità e sicurezza.

    Il successo della A112 fu tale che, nei primi anni, la produzione non riusciva a soddisfare la domanda, costringendo i clienti ad attese di oltre un anno. Nel 1970, la A112 si aggiudicò il secondo posto come Auto dell’Anno, superata solo dalla Fiat 128.


    Le versioni: dalla Elegant all’Abarth

    Nel corso della sua carriera, la A112 ha subito numerosi restyling e miglioramenti, dando vita a otto serie diverse. Tra le versioni più celebri spiccano:

    • A112 Elegant: introdotta nel 1971, offriva finiture più curate, come il tetto in colore contrastante e una dotazione più ricca.
    • A112 Abarth: la versione sportiva, nata dalla collaborazione con Carlo Abarth, era equipaggiata con un motore da 982 cm³ e 58 CV, capace di raggiungere i 160 km/h. Con il suo assetto ribassato e il design aggressivo, la A112 Abarth diventò l’auto dei sogni per i giovani sportivi.
    • A112 Elite: la versione di punta, con motore da 965 cm³ e 48 CV, cambio a 5 marce e accensione elettronica, rappresentava il top della gamma in termini di comfort e tecnologia.

    La A112 Abarth: un mito sportivo

    La A112 Abarth è stata una delle auto più iconiche degli anni ’70 e ’80. Con il suo motore potenziato, il design sportivo e le prestazioni brillanti, la Abarth era l’auto ideale per chi cercava emozioni su strada. Tanti campioni dell’epoca hanno accompagnato le loro carriere con questa piccola grande auto. La A112 Abarth non era solo un’auto, ma un simbolo di passione e sportività.


    L’eredità della A112

    La A112 è stata prodotta fino al 1986, quando è stata sostituita dalla Lancia Y10. Nonostante la sua uscita di scena, la A112 ha lasciato un’eredità immensa. È stata l’auto che ha inventato il concetto di utilitaria premium, un’auto piccola ma ricca di stile, tecnologia e personalità. Oggi, la A112 è ancora amatissima dagli appassionati, che la considerano un pezzo di storia dell’automobile italiana.


    Un’auto che ha fatto sognare

    L’Autobianchi A112 è stata un’auto rivoluzionaria, capace di unire praticità, stile e prestazioni in un pacchetto compatto e accessibile. Con modelli come la Elegant e l’Abarth, ha scritto pagine indimenticabili della storia dell’automobile, conquistando il cuore di milioni di italiani. E anche se oggi non è più in produzione, la A112 continua a vivere nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di guidarla, un’auto che ha fatto sognare e che rimarrà per sempre un mito senza tempo.

  • Fiat 500 Ibrida: la svolta di Mirafiori che unisce elettrico e termico

    Fiat 500 Ibrida: la svolta di Mirafiori che unisce elettrico e termico

    Torino si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia automobilistica. Dall’autunno, Mirafiori inizierà la produzione della Fiat 500 Ibrida, una mossa strategica per:

    • Salvare la produzione nello stabilimento simbolo
    • Rilanciare i volumi con oltre 100.000 unità annue previste
    • Offrire un’alternativa accessibile alla 500e elettrica

    Tecnologia: il meglio di due mondi

    La nuova 500 Ibrida rappresenta un esempio di ingegneria flessibile:

    • Piattaforma STLA City della versione elettrica adattata al termico
    • Motore 1.0 FireFly a 3 cilindri da 71 CV (già collaudato sulla Pandina Hybrid)
    • Sistema ibrido leggero (Batteria 12V e motore elettrico da 20 CV)

    “Abbiamo scelto di innestare il propulsore della Panda sulla piattaforma elettrica per contenere costi e tempi di sviluppo” spiega un manager Fiat sotto condizione di anonimato.

    Prezzi e posizionamento: l’arma per riconquistare il mercato

    La mossa risponde a precise esigenze di mercato:

    • Listino atteso sotto i 20.000€ (vs i 30.000€ della 500e)
    • Autonomia adatta all’uso urbano (40-50 km in modalità elettrica)
    • Manutenzione economica grazie alla meccanica semplice

    Il confronto con la concorrenza:

    ModelloPrezzo basePotenzaAlimentazione
    500 Ibrida~19.990€71 CVIbrida
    500e~29.900€118 CVElettrica
    Toyota Aygo X~18.490€72 CVBenzina

    Le sfide da superare

    Non mancano i punti interrogativi:

    • Peso aumentato (+150 kg circa vs versione termica)
    • Prestazioni modeste (0-100 km/h in ~14 secondi)
    • Spazio limitato dalla batteria aggiuntiva

    Jean-Philippe Imparato, AD di Fiat, rassicura: “Non stiamo cercando di creare una sportiva, ma la city car perfetta per chi cerca efficienza a basso costo”.

    Impatto occupazionale: una boccata d’ossigeno per Mirafiori

    La decisione arriva dopo anni difficili:

    • Riavvio di 2 linee di produzione
    • Assunzione di 500 nuovi operai
    • Fine della cassa integrazione per gran parte del personale

    “Finalmente vediamo luce dopo anni di incertezze” commenta Marco Lombardi, rappresentante sindacale FIOM.

    La strategia Stellantis: elettrico sì, ma con gradualità

    La 500 Ibrida rappresenta un ponte tecnologico:

    • Mantiene viva la piattaforma elettrica (utilizzo solo al 30% della capacità)
    • Soddisfa la domanda di chi non è pronto al full-electric
    • Prepara il mercato alla transizione completa

    I prossimi passi:

    • Lancio previsto novembre 2025
    • Produzione iniziale di 1.200 unità/settimana
    • Espansione ai mercati Sud America e Nord Africa dal 2025

    Con questa mossa, Fiat dimostra di saper coniugare innovazione e tradizione, offrendo una soluzione concreta sia ai consumatori che ai lavoratori di Mirafiori. La sfida ora è convincere il mercato che questa “mezza via” tra elettrico e termico rappresenti davvero il futuro prossimo della mobilità urbana.

    Il problema sarà capire se lavorare su un pianale elettrico che non prevedeva il motore termico all’origine porti a delle prestazioni scarse per via del peso e della limitata potenza del motore termico scelto, ovviamente un passo falso potrebbe essere molto pericoloso non solo per il modello 500 che per il futuro dell’intero stabilimento di Mirafiori.

  • Cesare Fiorio: il leggendario direttore sportivo che ha scritto la storia dei rally e della Formula 1

    Cesare Fiorio: il leggendario direttore sportivo che ha scritto la storia dei rally e della Formula 1

    Cesare Fiorio è una delle figure più iconiche e influenti del motorsport italiano. Nato a Torino il 26 maggio 1939, Fiorio ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo delle corse, guidando team di successo in rally e Formula 1. Con una carriera ricca di trionfi, innovazioni e passione, Fiorio è diventato un simbolo dell’eccellenza italiana nel motorsport.

    Gli inizi: dalla Lancia Appia ai rally

    La carriera di Cesare Fiorio nel mondo delle corse iniziò come pilota. Nel 1961, vinse il titolo italiano di velocità nella categoria GT (classe 1150 cc) alla guida di una Lancia Appia Zagato. Tuttavia, il suo vero talento emerse come organizzatore e stratega. Nel 1963, fondò l’HF (High Fidelity), il reparto corse della Lancia, che sotto la sua guida divenne una potenza dominante nei rally internazionali.

    Con Fiorio alla direzione sportiva, la Lancia conquistò 7 titoli mondiali rally costruttori (1972, 1974, 1975, 1976, 1983, 1987, 1988) e 5 titoli piloti, con campioni del calibro di Sandro MunariMarkku AlénWalter RöhrlJuha Kankkunen e Miki Biasion. Fiorio non solo portò la Lancia al successo, ma contribuì a trasformare i rally in una disciplina professionistica, introducendo innovazioni tecniche e strategiche che rivoluzionarono il mondo delle corse.

    L’era Fiat e i trionfi nel mondiale rally

    Dopo il successo con la Lancia, Fiorio estese la sua influenza al gruppo Fiat, diventando responsabile dell’attività sportiva di Fiat Auto. Sotto la sua guida, la Fiat vinse 3 titoli mondiali rally costruttori (1977, 1978, 1980) e altri titoli piloti, consolidando la sua reputazione come uno dei migliori direttori sportivi della storia.

    Fiorio non si limitò ai rally. Negli anni ’70 e ’80, guidò la Lancia anche nel mondiale endurance, conquistando 3 titoli marche (1979, 1981, 1982) con modelli leggendari come la Lancia Beta Montecarlo e la Lancia LC2.

    La sfida in Formula 1 con la Ferrari

    Nel 1989, Cesare Fiorio accettò una nuova sfida: diventare il direttore sportivo della Scuderia Ferrari in Formula 1. Questo ruolo lo portò a confrontarsi con un mondo completamente diverso dai rally, ma Fiorio dimostrò di saper eccellere anche in pista.

    Durante il suo mandato alla Ferrari (1989-1991), la scuderia ottenne 9 vittorie e 25 podi in 36 Gran Premi. Nel 1990, con Alain Prost al volante, la Ferrari sfiorò il titolo piloti, mancato solo per un soffio. Nonostante i successi, Fiorio lasciò la Ferrari all’inizio del 1991 a causa di divergenze interne, ma il suo contributo rimase fondamentale per la crescita della squadra.

    Gli anni successivi: Ligier, Forti e Minardi

    Dopo l’esperienza Ferrari, Fiorio continuò a lavorare in Formula 1 con altre squadre. Nel 1994, si unì alla Ligier, ottenendo un doppio podio al Gran Premio di Germania con Olivier Panis ed Éric Bernard. Successivamente, passò alla Forti, rimanendovi fino al 1996, quando il team si ritirò dalle competizioni.

    Nel 1996, Fiorio tornò alla Ligier, che nel 1997 divenne il team Prost. Infine, dal 1998 al 2000, lavorò alla Minardi, contribuendo a lanciare la carriera di un giovane Fernando Alonso, futuro campione del mondo.

    La passione per la motonautica e i record

    Oltre alle quattro ruote, Fiorio si distinse anche nel mondo della motonautica. Diventò due volte campione del mondo e sei volte campione europeo, vincendo 31 Gran Premi. Nel 1992, stabilì un record storico: a bordo del motoscafo Destriero, attraversò l’Oceano Atlantico in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, impresa entrata nel Guinness dei primati.

    La vita dopo le corse

    Dopo il ritiro dalle competizioni, Cesare Fiorio ha continuato a contribuire al mondo del motorsport come opinionista per la Rai e TELE+, condividendo la sua esperienza e passione con il pubblico. Oggi, si dedica alla gestione di una masseria a Ceglie Messapica e all’organizzazione del Trofeo Fiorio Cup, un evento che celebra la sua eredità nel mondo delle corse.

    Fiorio è anche un padre orgoglioso: suo figlio Alex ha seguito le sue orme come pilota e dirigente sportivo, mentre Giorgia si è affermata come fotografa e Cristiano è diventato un manager di successo nel settore automotive.

    Conclusioni: un’eredità senza tempo

    Cesare Fiorio è molto più di un dirigente sportivo: è un pioniere, un innovatore e un simbolo della passione italiana per le corse. Con i suoi successi nei rally, in Formula 1 e nella motonautica, ha scritto pagine indimenticabili della storia del motorsport.

    La sua capacità di unire visione strategica, leadership e amore per le sfide lo rende un’icona del mondo delle corse, un uomo che ha trasformato i suoi sogni in realtà e che continua a ispirare nuove generazioni di appassionati. Cesare Fiorio non è solo un nome: è una leggenda.

  • Iveco e Stellantis: una collaborazione strategica per i veicoli commerciali elettrici

    Iveco e Stellantis: una collaborazione strategica per i veicoli commerciali elettrici

    Il futuro della mobilità commerciale è sempre più elettrico, e Iveco si prepara a giocare un ruolo da protagonista grazie a una serie di collaborazioni strategiche. La più recente, annunciata con Stellantis, segna un passo importante per il marchio italiano, che amplierà la sua gamma di veicoli commerciali leggeri elettrici con due nuovi modelli prodotti negli stabilimenti del gruppo franco-italiano. Un accordo decennale che rafforza il legame tra Iveco e il mondo Stellantis, già consolidato da una storia comune che risale ai tempi del Gruppo Fiat.


    I nuovi furgoni elettrici: una gamma in crescita

    I due nuovi furgoni elettrici, che verranno lanciati nella seconda metà del 2026, appartengono ai segmenti Mid-Size e Large Van, equivalenti rispettivamente a modelli come il Fiat Scudo e il Fiat Ducato. Con un peso totale a terra compreso tra 2,8 e 4,25 tonnellate, questi veicoli andranno ad affiancare l’iconico eDaily, già presente nella gamma Iveco e prodotto negli stabilimenti di Suzzara e Brescia.

    La produzione sarà gestita da Stellantis Pro One, divisione dedicata ai veicoli commerciali leggeri del gruppo, negli stabilimenti di Atessa (Italia), Gliwice (Polonia) e Hordain (Francia). Iveco, invece, si occuperà della distribuzione e della commercializzazione attraverso la sua rete ufficiale in Europa, Regno Unito incluso.


    Una collaborazione quasi scontata

    La scelta di collaborare con Stellantis non è casuale. Iveco, da sempre legata al gruppo Fiat (oggi parte di Stellantis), può contare su una storia comune e su una leadership consolidata nel settore dei veicoli commerciali leggeri (LCV). Come ha sottolineato Jean Philippe Imparato, Chief Operating Officer di Stellantis per la regione Enlarged Europe:

    “Siamo orgogliosi di lavorare con un’azienda italiana di prestigio come Iveco. Questa collaborazione rafforza la nostra posizione nel mercato dei veicoli commerciali elettrici.”

    D’altronde, non è una novità nel mondo dei costruttori di veicoli industriali: marchi come Renault Trucks e MAN hanno già adottato strategie simili, commercializzando furgoni derivati da modelli di altri produttori. Per Iveco, questa partnership rappresenta un’opportunità per offrire ai clienti una gamma più ampia di veicoli elettrici, soprattutto nei segmenti più bassi.


    Iveco e le altre collaborazioni: un network globale

    Quella con Stellantis non è l’unica collaborazione di Iveco nel panorama internazionale. Il marchio italiano sta infatti costruendo una rete di partnership strategiche per rafforzare la sua presenza nel settore della mobilità sostenibile. Tra queste spiccano:

    • Hyundai: insieme al colosso coreano, Iveco ha sviluppato l’eMoovy, un furgone elettrico che si affianca al Daily. La collaborazione, avviata nel 2022, ha già portato anche alla creazione di autobus urbani a idrogeno e veicoli a celle a combustibile.
    • Ford: Iveco ha siglato un accordo con il costruttore americano per lo sviluppo congiunto delle cabine dei veicoli pesanti del futuro, un progetto che punta a innovare il design e l’efficienza dei mezzi industriali.
    • SAIC: in Cina, Iveco collabora con il gruppo SAIC per espandere la sua presenza nel mercato asiatico, sempre più cruciale per il futuro della mobilità commerciale.


    Un futuro elettrico e collaborativo

    La collaborazione tra Iveco e Stellantis, insieme alle altre partnership internazionali, dimostra come il futuro della mobilità commerciale passi attraverso l’innovazione e la condivisione di competenze. Per Iveco, questo rappresenta un’opportunità unica per ampliare la sua gamma di veicoli elettrici e rafforzare la sua presenza in Europa e nel mondo.

    Con l’arrivo dei nuovi furgoni elettrici che si affiancano a eDaily e all’eMoovy, Iveco si conferma un player chiave nel settore della mobilità sostenibile, pronto a guidare la transizione verso un futuro a zero emissioni. Un futuro che, grazie a collaborazioni strategiche e tecnologie all’avanguardia, è già alle porte.

  • Autobianchi: la storia di un marchio indimenticabile

    Autobianchi: la storia di un marchio indimenticabile

    L’Autobianchi è uno di quei marchi automobilistici che, pur non avendo avuto una vita lunghissima, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile italiana. Nata nel 1955 dalla collaborazione tra BianchiPirelli e Fiat, Autobianchi è stata un laboratorio di innovazione e stile, capace di creare auto iconiche come la Bianchina e la A112, modelli che hanno fatto sognare intere generazioni. Oggi, il marchio non esiste più, ma il suo spirito rivive in Lancia, che ne ha ereditato l’eredità con la Y10, l’ultima Autobianchi prima della sua scomparsa.


    La nascita: un progetto a tre

    L’Autobianchi nasce da un’idea ambiziosa: unire le competenze di tre grandi aziende italiane. Bianchi, storico produttore di biciclette e motociclette, portava il suo know-how nella produzione di veicoli leggeri; Pirelli, leader nel settore degli pneumatici, garantiva la qualità delle gomme; e Fiat, il colosso automobilistico, forniva la tecnologia e la meccanica. L’obiettivo era creare auto innovative, di alta qualità, ma accessibili al grande pubblico.

    Il primo modello, la Bianchina, debuttò nel 1957 e fu un successo immediato. Basata sulla meccanica della Fiat 500, la Bianchina si distingueva per il design elegante e le dimensioni compatte, diventando un’auto simbolo degli anni del boom economico italiano.


    La Bianchina: l’auto di Fantozzi

    La Bianchina è diventata un’icona popolare anche grazie al cinema. Chi non ricorda Fantozzi al volante della sua Bianchina? Quell’auto, con il suo design simpatico e la sua praticità, rappresentava perfettamente lo spirito dell’Italia degli anni ’60: un Paese in crescita, alla ricerca di mobilità e libertà.


    La A112: l’utilitaria premium che ha fatto storia

    Se la Bianchina ha segnato gli anni ’60, la A112 è stata l’auto simbolo degli anni ’70 e ’80. Presentata nel 1969, la A112 è stata una vera rivoluzione: insieme alla Mini, ha inventato il concetto di utilitaria premium, un’auto piccola ma ricca di stile, tecnologia e personalità. Con il suo design compatto e sportivo, la A112 è diventata un’auto amatissima, soprattutto tra i giovani.

    Ma la vera svolta arrivò con la versione A112 Abarth, una piccola bomba destinata agli appassionati di sportività. Dotata di un motore potenziato e di un assetto ribassato, la A112 Abarth era l’auto dei sogni per chi cercava prestazioni a un prezzo accessibile. Tanti campioni dell’epoca hanno accompagnato le loro carriere con questa piccola grande auto, che ha fatto faville nelle competizioni e tuttora utilizzata negli slalom e nelle gare in salita.


    La fine di un’era: la Y10 e il passaggio a Lancia

    Negli anni ’80, il mercato automobilistico stava cambiando, e Autobianchi si trovò ad affrontare nuove sfide. L’ultimo modello del marchio fu la Y10, presentata nel 1985. Questa piccola city car, basata sulla meccanica della Fiat Panda, era moderna e versatile, ma segnò anche la fine dell’Autobianchi come marchio indipendente. Nel 1992, infatti, la Y10 fu ribattezzata Lancia Y10, decretando la scomparsa del marchio Autobianchi.


    L’eredità di Autobianchi: un mito che vive nei cuori

    Nonostante la sua vita relativamente breve, Autobianchi ha lasciato un’eredità immensa. Le sue auto, dalla Bianchina alla A112, sono diventate icone di stile e innovazione, capaci di emozionare e di far sognare. La A112, in particolare, rimane un simbolo di un’epoca in cui l’automobile era molto più di un semplice mezzo di trasporto: era un’espressione di personalità, di passione, di libertà.

    Oggi, il ricordo di Autobianchi vive nei cuori di chi ha avuto la fortuna di guidare una delle sue auto, ma anche nelle strade, dove è ancora possibile incontrare qualche Bianchina o A112 ben conservata. E mentre Lancia continua a portare avanti lo spirito del marchio, Autobianchi rimane un mito senza tempo, un pezzo di storia dell’automobile italiana che non sarà mai dimenticato.


    Conclusioni: piccole auto, grandi emozioni

    Autobianchi è stata una fabbrica di sogni, un marchio che ha saputo trasformare auto piccole e accessibili in icone di stile e sportività. Con modelli come la Bianchina e la A112, ha scritto pagine indimenticabili della storia dell’automobile, conquistando il cuore di milioni di italiani. E anche se oggi il marchio non esiste più, il suo spirito continua a vivere, grazie a chi ancora sogna quelle piccole, grandi auto che hanno fatto la storia.

  • Lada Niva: l’inarrestabile fuoristrada russo che ha scritto la storia dei SUV

    Lada Niva: l’inarrestabile fuoristrada russo che ha scritto la storia dei SUV

    Quando si parla di fuoristrada leggendari, la Lada Niva occupa un posto d’onore. Nata nel 1977, questa piccola e robusta auto russa è stata la prima vera SUV della storia, anticipando di decenni tendenze che oggi dominano il mercato automobilistico. Con la sua scocca portante (anziché il classico telaio a longheroni), la trazione integrale permanente e le ridotte da vero fuoristrada, la Niva ha rivoluzionato il concetto di veicolo fuoristrada, diventando un’icona della mobilità su terreni difficili. Nonostante i suoi 47 anni di produzione, la Niva è ancora in listino, dimostrando che un design semplice, robusto ed efficace non passa mai di moda.


    La nascita di un’icona: la progettazione su base Fiat

    La Lada Niva, conosciuta in Russia come VAZ-2121, è stata progettata dall’ingegnere Pyotr Prusov e dal suo team presso la fabbrica AvtoVAZ di Togliatti. Il progetto partì da una collaborazione con Fiat, che negli anni ’60 aveva aiutato l’Unione Sovietica a costruire lo stabilimento di Togliatti, dove veniva prodotta la Lada 1200 (basata sulla Fiat 124). Tuttavia, a differenza della 1200, la Niva è stata interamente sviluppata in Russia, con l’obiettivo di creare un veicolo capace di affrontare i terreni più impervi, dalle steppe siberiane alle montagne del Caucaso.

    La scelta della scocca portante, insolita per un fuoristrada dell’epoca, è stata una delle chiavi del successo della Niva. Questa soluzione, oggi comune nei SUV moderni, garantiva una maggiore leggerezza e una migliore abitabilità rispetto ai tradizionali telai a longheroni, senza compromettere la robustezza. Inoltre, la Niva era dotata di trazione integrale permanente e di ridotte, caratteristiche che la rendevano un vero fuoristrada, capace di superare ostacoli che avrebbero fermato molte auto più costose.


    Motori e meccanica: semplicità e affidabilità

    Uno dei segreti della longevità della Niva è la sua meccanica semplice e affidabile. I primi modelli erano equipaggiati con un motore 1.6 litri a benzina da 72 CV, derivato dalla Lada 1200. Nonostante la potenza modesta, il motore era robusto e facile da riparare, caratteristiche fondamentali per un veicolo destinato a operare in condizioni estreme.

    Nel corso degli anni, la Niva ha ricevuto alcuni aggiornamenti, tra cui l’introduzione di un motore 1.7 litri e, in tempi più recenti, di un propulsore 1.8 litri a benzina. Nonostante l’età avanzata, la Niva non ha mai abbandonato la sua filosofia di semplicità e affidabilità, mantenendo una meccanica essenziale e priva di fronzoli tecnologici.


    Un’auto indispensabile per i terreni difficili

    La Lada Niva è diventata un’auto simbolo per chi vive in zone remote e impervie. In Russia, ma anche in molti altri Paesi con strade dissestate o inesistenti, la Niva è un mezzo di trasporto indispensabile. La sua capacità di affrontare fango, neve, rocce e terreni sconnessi l’ha resa popolare non solo tra i civili, ma anche tra le forze armate e le organizzazioni umanitarie.

    La Niva è particolarmente apprezzata nelle steppe siberiane, dove le condizioni climatiche e stradali sono estreme. La sua robustezza, unita a un prezzo accessibile, l’ha resa un’auto ideale per chi cerca un veicolo pratico e affidabile, senza dover spendere una fortuna.


    La Niva oggi: un’icona ancora in produzione

    Nonostante i suoi 47 anni di produzione, la Lada Niva è ancora in listino, nonostante abbia per un periodo cambiato nome trasformandosi in 4x4M quando AutoVaz vendette i diritti del nome a General Motors, riacquistandoli in seguito.
    E’ ancora in vendita con poche modifiche rispetto al modello originale. Questo dimostra che un design efficace e una meccanica affidabile non hanno bisogno di continui aggiornamenti per rimanere rilevanti. La Niva è stata aggiornata nel tempo con piccoli miglioramenti, come l’introduzione di un impianto di riscaldamento più efficiente, freni a disco anteriori e un design leggermente modernizzato, ma l’essenza dell’auto è rimasta invariata.

    Oggi, la Niva è disponibile in diverse versioni, tra cui la Niva Legend (erede diretta del modello originale) e la Niva Travel, una versione leggermente più moderna e confortevole. Inoltre, nel 2020, è stata presentata la Niva Bronto, una versione potenziata con sospensioni rialzate e pneumatici più grandi, pensata per chi cerca prestazioni fuoristrada ancora più estreme.


    Un mito senza tempo

    La Lada Niva è molto più di un’auto: è un simbolo di resistenza, semplicità e adattabilità. Con la sua scocca portante, la trazione integrale e le ridotte, ha anticipato di decenni il concetto di SUV moderno, diventando un’icona della mobilità su terreni difficili. Nonostante i suoi quasi 50 anni di produzione, la Niva continua a essere un’auto apprezzata in tutto il mondo, grazie alla sua robustezza, affidabilità e prezzo accessibile.

    In un’epoca in cui le auto sono sempre più complesse e tecnologiche, la Niva rappresenta un ritorno alle origini, un’auto che non ha bisogno di fronzoli per dimostrare il suo valore. Per chi cerca un mezzo capace di affrontare qualsiasi sfida, la Niva rimane una scelta imbattibile, un vero e proprio mito su quattro ruote.

  • Fiat Grande Panda: ritorna nelle concessionarie la rinascita di un’icona, tra innovazione e tradizione

    Fiat Grande Panda: ritorna nelle concessionarie la rinascita di un’icona, tra innovazione e tradizione

    La Fiat Grande Panda, l’ultima novità del marchio torinese, è stata presentata agli utenti italiani in un tour itinerante che ha toccato le principali città del Paese nel marzo 2025, per concludersi con un grande porte aperte previsto per il 29 e 30 marzo. Un evento attesissimo, che ha permesso agli appassionati di scoprire da vicino questa nuova interpretazione di un’icona automobilistica, la Panda, che dal 1980 ha conquistato il cuore di milioni di automobilisti in tutto il mondo.

    Gli ordini, aperti in Italia già dalla fine di gennaio 2025, stanno procedendo a gonfie vele, segno che la Grande Panda ha saputo catturare l’interesse del pubblico. Con prezzi di lancio vantaggiosi, la versione ibrida parte da 18.900 euro, ma grazie all’offerta promozionale scende a 16.950 euro. La versione elettrica, invece, ha un prezzo di listino di 24.900 euro, ridotto a 22.900 euro con la promozione di lancio. Un’opportunità da non perdere per chi cerca un’auto compatta, versatile e all’avanguardia.


    Un design retro-futuristico che omaggia la storia

    La Grande Panda si presenta come un crossover compatto di segmento B, con una lunghezza di 3,99 metri, ben più grande rispetto alla Panda classica, che rimane comunque in produzione. Il design è un mix tra retro e futuristico, ispirato alla prima generazione della Panda del 1980, ma con linee moderne e dinamiche. Il nome “Panda” è impresso sui lamierati delle portiere e sul portellone, mentre il cruscotto richiama la famosa pista sul tetto dello stabilimento Fiat del Lingotto, simbolo dell’innovazione industriale italiana.

    Gli interni sono pensati per offrire massima praticità e comfort. Il cruscotto include un display da 10 pollici come quadro strumenti e un touchscreen centrale da 10,25 pollici (optional) per il sistema di infotainment, sul cui bordo compare la sagoma della Panda originale. Non mancano i vani portaoggetti, per un totale di 13 litri di spazio, e un bagagliaio capiente di 361 litri.


    Tecnologia e motorizzazioni: ibrida ed elettrica

    La Grande Panda è disponibile in due motorizzazioni: ibrida ed elettrica, entrambe basate sulla piattaforma PSA CMP, condivisa con altri modelli del gruppo Stellantis come la Citroën C3 e l’Opel Frontera.

    Versione ibrida

    • Motore: 3 cilindri da 1.2 litri, con una potenza di 101 CV.
    • Prestazioni: accelerazione 0-100 km/h in 10 secondi e velocità massima di 160 km/h.
    • Consumi ed emissioni5,4 l/100 km (ciclo WLTP) e emissioni di 123 g/km di CO2.
    • Serbatoio: capienza di 44 litri.

    Versione elettrica

    • Motore: sincrono a magneti permanenti da 113 CV.
    • Batteria: al litio ferro fosfato (LFP) da 44 kWh, con un’autonomia di 320 km (ciclo WLTP).
    • Prestazioni: accelerazione 0-100 km/h in 11-11,5 secondi e velocità massima di 132 km/h.
    • Ricarica: il cavo di ricarica è non removibile, una novità per un’auto elettrica.

    La Panda: un’icona dal 1980

    La Panda è un’auto che ha fatto la storia. Nata nel 1980, è stata progettata da Giorgetto Giugiaro come un’auto semplice, economica e versatile, capace di adattarsi a ogni esigenza. Nel corso degli anni, ha conquistato il mercato europeo e mondiale, diventando un simbolo di praticità e affidabilità. Con la Grande Panda, Fiat riprende lo spirito dell’originale, ma lo proietta nel futuro, con tecnologie avanzate e un design che unisce tradizione e innovazione.


    Un’auto per il futuro, con lo spirito del passato

    La Fiat Grande Panda si propone come un’auto ideale per chi cerca un veicolo compattoecologico e tecnologicamente avanzato, senza rinunciare al fascino di un’icona automobilistica. Con il suo design accattivante, le motorizzazioni ibride ed elettriche e un’attenzione alla praticità, è pronta a conquistare sia chi ama la tradizione Fiat sia chi guarda al futuro della mobilità.

    Il tour di presentazione e l’evento porte aperte del 29 e 30 marzo 2025 sono stati un’occasione unica per scoprire questa nuova gemma della casa torinese. E con gli ordini già in crescita, è chiaro che la Grande Panda è destinata a scrivere un nuovo capitolo nella storia automobilistica italiana.