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  • Lancia Ypsilon: il primo passo del rinascimento del brand torinese?

    Lancia Ypsilon: il primo passo del rinascimento del brand torinese?

    La nuova Lancia Ypsilon segna l’inizio di una nuova era per lo storico marchio torinese. Dopo anni di assenza dai mercati internazionali, Lancia torna con un modello che fonde tradizione e innovazione, anticipando l’arrivo della gamma Gamma nel 2026 e il ritorno alle competizioni con la versione Rally4 presentata dal leggendario Miki Biasion.

    Design: un tributo alla storia con lo sguardo al futuro

    La Ypsilon abbandona le forme della precedente generazione (in produzione dal 2011 e appena uscita di produzione) per adottare un linguaggio contemporaneo:

    • Linea del tetto discendente che richiama le berline anni ’60
    • Fari circolari modernizzati con tecnologia LED che rimandano alla Stratos
    • Calandra cromata con nuovo logo Lancia
    • Dimensioni aumentate: +24 cm (ora 4,08 m)

    Abbiamo voluto creare un’auto che parli italiano” spiega Jean-Pierre Ploué, responsabile design di Stellantis. “Ogni dettaglio racconta la nostra eredità“.

    Tecnologia e motorizzazioni

    La gamma si presenta con:

    • Versione elettrica da 156 CV (115 kW)
      • Batteria da 48 kWh
      • Autonomia 403 km (WLTP)
      • Ricarica fino a 100 kW in DC (30-80% in 24 minuti)
    • 1.2 Turbo Hybrid da 101 CV
    • Sportiva HF  con 280 CV elettrici

    Prezzi a partire da  24.900 euro per la ibrida, 34.900€ per la base elettrica, fino ai 39.500€ per l’Edizione Limitata Cassina elettrica e i 48.000€ della HF elettrica .

    Interni: la firma italiana del lusso

    L’abitacolo rappresenta il vero punto di forza:

    • Tavolino centrale sostituisce la leva del cambio
    • Display da 10,25″ con sistema S.A.L.A. (8 combinazioni colori)
    • Materiali premium ispirati alla tradizione torinese
    • Sedili in tessuto riciclato che omaggiano il “panno Lancia”

    Abbiamo studiato ogni millimetro” commenta Rossella Guasco, responsabile color&trim. “Persino le bocchette dell’aria sono pezzi unici“.

    Il ritorno alle corse: la Ypsilon Rally4 HF

    Presentata dal due volte campione del mondo Miki Biasion, la versione da rally:

    • Motore 1.2 Turbo da 212 CV (non elettrico)
    • Trazione anteriore con differenziale autobloccante
    • Prezzo 74.500€ per team privati
    • Debutto nel 2025 nel campionato Rally4

    Finalmente rivediamo una Lancia nelle speciali” ha commentato Biasion durante la presentazione. “È l’inizio di un nuovo capitolo“.

    La strategia di rilancio

    La Ypsilon rappresenta solo il primo passo di un piano che prevede:

    1. Espansione internazionale (Germania, Francia, Belgio già nel 2024)
    2. Arrivo della Gamma (2026) – berlina di segmento D
    3. Elettrificazione completa dal 2028
    4. Ritorno in USA entro il 2030

    Carlos Tavares, CEO di Stellantis, è chiaro: “Lancia deve tornare premium. Ypsilon è solo l’inizio“.

    Verdetto: più di un’auto, una dichiarazione d’intenti

    Con la nuova Ypsilon, Lancia:
    ✅ Riporta l’attenzione sul design italiano
    ✅ Introduce tecnologie competitive
    ✅ Preparala strada a modelli più ambiziosi
    ✅ Ritrova un’identità internazionale

    Rimangono sfide:
    ⚠ Rete vendita da potenziare, sopratutto fuori da Italia e Francia, uniche nazioni dove la vecchia versione era in vendita
    ✔ Affidabilità da dimostrare

    Per gli appassionati è comunque un momento storico: dopo anni di declino, la Lancia del futuro è finalmente qui. E promette di essere solo l’antipasto.

    I dubbi però, dati dai prezzi di listino particolarmente elevati, il riscontro del mercato meno favorevole rispetto alla Ypsilon precedente e la eccessiva parentela con Opel Corsa e Peugeot 208, che escono dallo stesso stabilimento spagnolo e che condividono la meccanica lasciano qualche perplessità sul successo del rilancio.

    E un mancato successo potrebbe ammazzare per sempre il marchio, dato che le vendite di Lancia, come quelle di DS , Alfa e Maserati sono esigue rispetto a quelle di altri marchi del gruppo Stellantis, che potrebbe approfittarne per dare una sforbiciata al proprio portafoglio dei brand, mandando in pensione lo storico marchio nato dal genio di Vincenzo Lancia.

  • Autobianchi A112: l’utilitaria che ha conquistato il cuore degli italiani

    Autobianchi A112: l’utilitaria che ha conquistato il cuore degli italiani

    L’Autobianchi A112 è molto più di un’auto: è un simbolo di un’epoca, un’icona che ha rivoluzionato il concetto di utilitaria, diventando un punto di riferimento per intere generazioni. Prodotta dal 1969 al 1986, la A112 è stata una delle auto più amate in Italia, capace di unire praticità, stile e prestazioni in un pacchetto compatto e accessibile. Con oltre 1,2 milioni di esemplari venduti, la A112 ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile, diventando un mito senza tempo.


    Il contesto: la risposta italiana alla Mini

    Negli anni ’60, la Mini stava conquistando il mercato europeo con il suo design rivoluzionario e la sua trazione anteriore. In Italia, la Fiat 850, pur essendo un’auto di successo, non riusciva a competere con l’appeal della Mini, soprattutto tra i giovani e le donne. Fu così che Dante Giacosa, geniale ingegnere di Fiat, decise di sviluppare un nuovo modello attraverso la controllata Autobianchi. L’obiettivo era creare un’auto compatta, moderna ed elegante, che potesse competere con la Mini e anticipare le soluzioni tecniche della futura Fiat 127.

    Nacque così il progetto X1/2, che avrebbe dato vita alla A112. Presentata al Salone di Torino del 1969, la A112 ottenne un successo immediato, diventando in poco tempo un’auto cult.


    La A112: un’auto rivoluzionaria

    La A112 si distingueva per il suo design compatto e sportivo, con linee pulite e un’abitabilità sorprendente per le sue dimensioni. La trazione anteriore, il motore Fiat da 903 cm³ (inizialmente con 44 CV) e il cambio a 4 marce la rendevano un’auto agile e divertente da guidare. Nonostante le dimensioni ridotte, la A112 offriva un bagagliaio da 180 litri e un’abitabilità confortevole, grazie anche alla scocca portante che garantiva rigidità e sicurezza.

    Il successo della A112 fu tale che, nei primi anni, la produzione non riusciva a soddisfare la domanda, costringendo i clienti ad attese di oltre un anno. Nel 1970, la A112 si aggiudicò il secondo posto come Auto dell’Anno, superata solo dalla Fiat 128.


    Le versioni: dalla Elegant all’Abarth

    Nel corso della sua carriera, la A112 ha subito numerosi restyling e miglioramenti, dando vita a otto serie diverse. Tra le versioni più celebri spiccano:

    • A112 Elegant: introdotta nel 1971, offriva finiture più curate, come il tetto in colore contrastante e una dotazione più ricca.
    • A112 Abarth: la versione sportiva, nata dalla collaborazione con Carlo Abarth, era equipaggiata con un motore da 982 cm³ e 58 CV, capace di raggiungere i 160 km/h. Con il suo assetto ribassato e il design aggressivo, la A112 Abarth diventò l’auto dei sogni per i giovani sportivi.
    • A112 Elite: la versione di punta, con motore da 965 cm³ e 48 CV, cambio a 5 marce e accensione elettronica, rappresentava il top della gamma in termini di comfort e tecnologia.

    La A112 Abarth: un mito sportivo

    La A112 Abarth è stata una delle auto più iconiche degli anni ’70 e ’80. Con il suo motore potenziato, il design sportivo e le prestazioni brillanti, la Abarth era l’auto ideale per chi cercava emozioni su strada. Tanti campioni dell’epoca hanno accompagnato le loro carriere con questa piccola grande auto. La A112 Abarth non era solo un’auto, ma un simbolo di passione e sportività.


    L’eredità della A112

    La A112 è stata prodotta fino al 1986, quando è stata sostituita dalla Lancia Y10. Nonostante la sua uscita di scena, la A112 ha lasciato un’eredità immensa. È stata l’auto che ha inventato il concetto di utilitaria premium, un’auto piccola ma ricca di stile, tecnologia e personalità. Oggi, la A112 è ancora amatissima dagli appassionati, che la considerano un pezzo di storia dell’automobile italiana.


    Un’auto che ha fatto sognare

    L’Autobianchi A112 è stata un’auto rivoluzionaria, capace di unire praticità, stile e prestazioni in un pacchetto compatto e accessibile. Con modelli come la Elegant e l’Abarth, ha scritto pagine indimenticabili della storia dell’automobile, conquistando il cuore di milioni di italiani. E anche se oggi non è più in produzione, la A112 continua a vivere nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di guidarla, un’auto che ha fatto sognare e che rimarrà per sempre un mito senza tempo.

  • Cesare Fiorio: il leggendario direttore sportivo che ha scritto la storia dei rally e della Formula 1

    Cesare Fiorio: il leggendario direttore sportivo che ha scritto la storia dei rally e della Formula 1

    Cesare Fiorio è una delle figure più iconiche e influenti del motorsport italiano. Nato a Torino il 26 maggio 1939, Fiorio ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo delle corse, guidando team di successo in rally e Formula 1. Con una carriera ricca di trionfi, innovazioni e passione, Fiorio è diventato un simbolo dell’eccellenza italiana nel motorsport.

    Gli inizi: dalla Lancia Appia ai rally

    La carriera di Cesare Fiorio nel mondo delle corse iniziò come pilota. Nel 1961, vinse il titolo italiano di velocità nella categoria GT (classe 1150 cc) alla guida di una Lancia Appia Zagato. Tuttavia, il suo vero talento emerse come organizzatore e stratega. Nel 1963, fondò l’HF (High Fidelity), il reparto corse della Lancia, che sotto la sua guida divenne una potenza dominante nei rally internazionali.

    Con Fiorio alla direzione sportiva, la Lancia conquistò 7 titoli mondiali rally costruttori (1972, 1974, 1975, 1976, 1983, 1987, 1988) e 5 titoli piloti, con campioni del calibro di Sandro MunariMarkku AlénWalter RöhrlJuha Kankkunen e Miki Biasion. Fiorio non solo portò la Lancia al successo, ma contribuì a trasformare i rally in una disciplina professionistica, introducendo innovazioni tecniche e strategiche che rivoluzionarono il mondo delle corse.

    L’era Fiat e i trionfi nel mondiale rally

    Dopo il successo con la Lancia, Fiorio estese la sua influenza al gruppo Fiat, diventando responsabile dell’attività sportiva di Fiat Auto. Sotto la sua guida, la Fiat vinse 3 titoli mondiali rally costruttori (1977, 1978, 1980) e altri titoli piloti, consolidando la sua reputazione come uno dei migliori direttori sportivi della storia.

    Fiorio non si limitò ai rally. Negli anni ’70 e ’80, guidò la Lancia anche nel mondiale endurance, conquistando 3 titoli marche (1979, 1981, 1982) con modelli leggendari come la Lancia Beta Montecarlo e la Lancia LC2.

    La sfida in Formula 1 con la Ferrari

    Nel 1989, Cesare Fiorio accettò una nuova sfida: diventare il direttore sportivo della Scuderia Ferrari in Formula 1. Questo ruolo lo portò a confrontarsi con un mondo completamente diverso dai rally, ma Fiorio dimostrò di saper eccellere anche in pista.

    Durante il suo mandato alla Ferrari (1989-1991), la scuderia ottenne 9 vittorie e 25 podi in 36 Gran Premi. Nel 1990, con Alain Prost al volante, la Ferrari sfiorò il titolo piloti, mancato solo per un soffio. Nonostante i successi, Fiorio lasciò la Ferrari all’inizio del 1991 a causa di divergenze interne, ma il suo contributo rimase fondamentale per la crescita della squadra.

    Gli anni successivi: Ligier, Forti e Minardi

    Dopo l’esperienza Ferrari, Fiorio continuò a lavorare in Formula 1 con altre squadre. Nel 1994, si unì alla Ligier, ottenendo un doppio podio al Gran Premio di Germania con Olivier Panis ed Éric Bernard. Successivamente, passò alla Forti, rimanendovi fino al 1996, quando il team si ritirò dalle competizioni.

    Nel 1996, Fiorio tornò alla Ligier, che nel 1997 divenne il team Prost. Infine, dal 1998 al 2000, lavorò alla Minardi, contribuendo a lanciare la carriera di un giovane Fernando Alonso, futuro campione del mondo.

    La passione per la motonautica e i record

    Oltre alle quattro ruote, Fiorio si distinse anche nel mondo della motonautica. Diventò due volte campione del mondo e sei volte campione europeo, vincendo 31 Gran Premi. Nel 1992, stabilì un record storico: a bordo del motoscafo Destriero, attraversò l’Oceano Atlantico in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, impresa entrata nel Guinness dei primati.

    La vita dopo le corse

    Dopo il ritiro dalle competizioni, Cesare Fiorio ha continuato a contribuire al mondo del motorsport come opinionista per la Rai e TELE+, condividendo la sua esperienza e passione con il pubblico. Oggi, si dedica alla gestione di una masseria a Ceglie Messapica e all’organizzazione del Trofeo Fiorio Cup, un evento che celebra la sua eredità nel mondo delle corse.

    Fiorio è anche un padre orgoglioso: suo figlio Alex ha seguito le sue orme come pilota e dirigente sportivo, mentre Giorgia si è affermata come fotografa e Cristiano è diventato un manager di successo nel settore automotive.

    Conclusioni: un’eredità senza tempo

    Cesare Fiorio è molto più di un dirigente sportivo: è un pioniere, un innovatore e un simbolo della passione italiana per le corse. Con i suoi successi nei rally, in Formula 1 e nella motonautica, ha scritto pagine indimenticabili della storia del motorsport.

    La sua capacità di unire visione strategica, leadership e amore per le sfide lo rende un’icona del mondo delle corse, un uomo che ha trasformato i suoi sogni in realtà e che continua a ispirare nuove generazioni di appassionati. Cesare Fiorio non è solo un nome: è una leggenda.