Arturo Merzario: il pilota col cappello da cowboy che salvò Niki Lauda

Quando si parla di piloti italiani leggendari, il nome di Arturo Merzario non può mancare. Con il suo inconfondibile cappello da cowboy e uno stile di guida aggressivo, “Art” ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle corse, dalla Formula 1 alle vetture sport-prototipi, passando per i rally e le competizioni turismo. Ma la sua storia non è fatta solo di vittorie: Merzario è anche l’uomo che salvò la vita a Niki Lauda durante il tragico incidente al Nürburgring nel 1976.

Dagli inizi alle corse in turismo

Nato l’11 marzo 1943 a Civenna (Como), Arturo Merzario – il cui nome all’anagrafe è Arturio per un errore di registrazione – scoprì la passione per i motori grazie alla Alfa Romeo Giulietta Spider del padre. Nel 1962, a soli 19 anni, esordì a Monza nella Coppa Fisa, attirando l’attenzione del Jolly Club, che gli offrì un posto nel team.

Dopo una stagione con l’Alfa Romeo, passò alla Fiat Abarth 1000, ottenendo ottimi risultati nel Campionato Italiano Turismo e nel Campionato Europeo. Ma fu con le vetture sport-prototipi che Merzario trovò la sua vera vocazione.

L’era d’oro con Abarth e Ferrari

Nel 1969, alla guida di una Abarth 2000, vinse il Gran Premio del Mugello, ripetendosi anche l’anno successivo. Questi successi gli aprirono le porte della Ferrari, con cui conquistò alcune delle sue vittorie più prestigiose:

  • Targa Florio 1972 (con Sandro Munari)
  • 1000 km di Spa 1972 (con Brian Redman)
  • Campionato Mondiale Marche 1972 con la Ferrari 312 PB

Merzario divenne un pilota temuto e rispettato, capace di dominare su circuiti leggendari come il Nürburgring, dove dimostrò non solo talento, ma anche un coraggio fuori dal comune.

Formula 1: un’avventura tra luci e ombre

Il debutto in F1 arrivò nel 1972 con la Ferrari, dove ottenne un sesto posto al GP di Gran Bretagna. Tuttavia, la sua carriera in monoposto fu segnata da macchine poco competitive, tra cui la Iso-Williams e la March.

Nel 1976, mentre correva con una Wolf-Williams, accadde l’episodio che lo rese celebre oltre le piste: durante il GP di Germania, fu tra i primi a soccorrere Niki Lauda dopo il terribile incidente al Nürburgring. Lauda, in segno di gratitudine, gli regalò un orologio Rolex d’oro.

La Merzario Team: il sogno (e il fallimento) di un costruttore

Nel 1978, Merzario fondò la sua scuderia, la Merzario Team, con l’obiettivo di competere in F1. Purtroppo, la mancanza di fondi e la crescente competitività del mondiale lo costrinsero a ritirarsi nel 1984, dopo anni di lotta per qualificarsi alle gare.

Il ritorno alle corse e il mito del cappello da cowboy

Nonostante le delusioni in F1, Merzario non abbandonò mai le corse. Negli anni ’90 e 2000 tornò a gareggiare nei trofei monomarca (come il Trofeo Maserati Ghibli) e nelle gare GT, continuando a vincere con Porsche e Ferrari.

Oggi, a 81 anni, è ancora una figura amata dai tifosi, non solo per i suoi successi, ma anche per il suo carisma e quel cappello da cowboy che lo ha reso unico nel paddock.

Curiosità e riconoscimenti

  • Salvò Niki Lauda dalle fiamme della sua vettura al Nurburgring : uno dei gesti più eroici della storia dell’F1.
  • Presidente onorario della Scuderia del Portello dal 2010.
  • Vincitore di oltre 100 gare in diverse categorie.
  • Un soprannome particolare: “Art” per gli amici, ma il vero nome è Arturio per un errore anagrafico!

Arturo Merzario è stato un pilota coraggioso, determinato e fuori dagli schemi. Un vero cowboy delle piste, che ha scritto pagine indimenticabili del motorsport italiano.

E voi, lo ricordate in pista con il suo cappello? Raccontateci la vostra memoria preferita di Merzario nei commenti!

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