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  • Start & Stop: cos’è, vantaggi e criticità del sistema che spegne il motore alle fermate

    Start & Stop: cos’è, vantaggi e criticità del sistema che spegne il motore alle fermate

    Lo Start & Stop è una tecnologia sempre più diffusa sulle auto moderne, progettata per ridurre i consumi di carburante e le emissioni inquinanti. Questo sistema, che spegne automaticamente il motore quando il veicolo è fermo e lo riavvia al momento della ripartenza, rappresenta un passo importante verso una mobilità più sostenibile. Tuttavia, come tutte le innovazioni, non è privo di criticità, soprattutto per quanto riguarda lo stress sul motore e sulla batteria.

    Cos’è lo Start & Stop?

    Lo Start & Stop è un sistema che agisce in modo automatico per spegnere il motore quando l’auto è ferma, ad esempio a un semaforo o in coda, e riaccenderlo non appena il guidatore preme la frizione (nelle auto manuali) o rilascia il freno (nelle auto automatiche). L’obiettivo è ridurre il tempo in cui il motore rimane acceso inutilmente, limitando così i consumi di carburante e le emissioni di CO₂ e altri inquinanti.

    I vantaggi per l’ambiente

    Il principale beneficio dello Start & Stop è la riduzione dell’impatto ambientale. Secondo gli studi, questo sistema può abbattere i consumi di carburante fino al 5-10% in condizioni di guida urbana, dove le fermate sono frequenti. Di conseguenza, si riducono anche le emissioni di anidride carbonica (CO₂) e di altri gas nocivi, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria nelle città.

    Inoltre, lo Start & Stop è particolarmente efficace nei contesti urbani, dove il traffico intenso e i semafori costringono a frequenti fermate. Per questo motivo, molti costruttori automobilistici lo hanno adottato come tecnologia standard, soprattutto sui modelli di ultima generazione.

    Le criticità: stress sul motore e sulla batteria

    Nonostante i vantaggi, lo Start & Stop non è esente da criticità. Uno dei principali problemi è lo stress aggiuntivo a cui sono sottoposti alcuni componenti dell’auto, in particolare il motore e la batteria.

    1. Cicli di accensione del motore

    Ogni volta che il sistema Start & Stop spegne e riaccende il motore, si verifica un ciclo di accensione. Questi cicli ripetuti possono aumentare l’usura di componenti come il motorino di avviamento, le candele e il sistema di iniezione. Sebbene i motori moderni siano progettati per resistere a un numero maggiore di accensioni, è inevitabile che lo Start & Stop contribuisca a un’usura più rapida rispetto a un’auto senza questa tecnologia.

    2. Stress sulla batteria

    Lo Start & Stop richiede una batteria più robusta rispetto a quelle tradizionali. Questo perché il sistema richiede un’elevata potenza per riavviare il motore frequentemente, soprattutto in condizioni di traffico intenso. Per questo motivo, le auto dotate di Start & Stop sono equipaggiate con batterie AGM (Absorbent Glass Mat) o EFB (Enhanced Flooded Battery), più costose ma anche più resistenti e performanti.

    • Batterie AGM: sono progettate per sopportare cicli di carica e scarica più frequenti e intensi. Hanno una maggiore durata e sono più adatte a veicoli con sistemi Start & Stop e altre tecnologie che richiedono un elevato assorbimento di energia, come i sistemi di recupero dell’energia in frenata.
    • Batterie EFB: sono una soluzione intermedia tra le batterie tradizionali e quelle AGM. Offrono prestazioni migliori rispetto alle batterie convenzionali, ma a un costo inferiore rispetto alle AGM.

    Le batterie tradizionali, invece, non sono adatte per auto con Start & Stop, poiché non sono in grado di gestire lo stress derivante dai continui cicli di avviamento.

    Altri potenziali problemi

    Oltre allo stress sul motore e sulla batteria, lo Start & Stop può presentare altre criticità:

    • Comfort: alcuni guidatori trovano fastidioso il rumore e la vibrazione del motore che si riaccende frequentemente.
    • Efficienza ridotta in condizioni estreme: in caso di temperature molto basse o molto alte, il sistema potrebbe disattivarsi per garantire il corretto funzionamento del motore e del climatizzatore.
    • Costi di manutenzione: le batterie AGM e i componenti specifici per lo Start & Stop possono essere più costosi da sostituire rispetto a quelli delle auto tradizionali.

    Conclusioni: un compromesso tra vantaggi e criticità

    Lo Start & Stop è una tecnologia che offre vantaggi significativi in termini di riduzione dei consumi e delle emissioni, contribuendo a una mobilità più sostenibile. Tuttavia, è importante considerare anche le criticità legate all’usura del motore e alla gestione della batteria, che richiede componenti più avanzati e costosi.

    Per i guidatori che percorrono principalmente tratti urbani, lo Start & Stop può rappresentare una scelta intelligente ed ecologica. Tuttavia, è fondamentale seguire le indicazioni del costruttore e garantire una manutenzione regolare per preservare l’efficienza e la durata del sistema.

    In un’epoca in cui la sostenibilità è sempre più importante, lo Start & Stop si conferma una soluzione utile, ma come tutte le tecnologie, richiede un uso consapevole e informato.

  • Omoda 5: il SUV che segna l’ingresso di Chery in Italia con stile e tecnologia

    Omoda 5: il SUV che segna l’ingresso di Chery in Italia con stile e tecnologia

    Il Gruppo Chery, uno dei principali costruttori automobilistici cinesi fondato nel 1997, ha deciso di fare il suo ingresso ufficiale in Europa con un’offerta ambiziosa: il marchio Omoda, affiancato dal più premium Jaecoo. Il primo modello a debuttare in Italia è l’Omoda 5, un SUV compatto che si propone di competere con modelli affermati come Kia SportageNissan Qashqai e Volkswagen Tiguan. Con un design accattivante, una tecnologia avanzata e un prezzo competitivo, l’Omoda 5 punta a conquistare il mercato italiano, supportato da una rete di vendita e assistenza in rapida espansione.

    Un po’ di storia: Chery e la sua ascesa globale

    Chery è un nome che in Italia potrebbe non suonare familiare a tutti, ma a livello globale è un gigante dell’automotive. Fondata nel 1997 in Cina, Chery ha rapidamente scalato le classifiche dei produttori automobilistici, raggiungendo quasi 1,9 milioni di veicoli venduti nel 2023. Sebbene sia ancora lontana dai numeri di colossi come Toyota o Volkswagen, Chery ha dimostrato di saper innovare e crescere, puntando su tecnologie avanzate e design moderno.

    In Italia, Chery è già presente indirettamente attraverso il marchio DR, che commercializza modelli basati su piattaforme del gruppo cinese. Con Omoda e Jaecoo, però, il costruttore ha deciso di entrare direttamente nel mercato europeo, puntando su una gamma di SUV e crossover che uniscano qualità, tecnologia e prezzi accessibili.

    Design: moderno e originale

    L’Omoda 5 si distingue per un design audace e contemporaneo, che cattura l’attenzione fin dal primo sguardo. Il frontale è dominato da una griglia a nido d’ape che occupa gran parte della calandra, affiancata da luci diurne a LED sottili e affusolate. I fari principali, posizionati più in basso, completano un look aggressivo ma elegante.

    Le fiancate presentano linee dinamiche, con una nervatura marcata che attraversa i fanali posteriori, mentre il tetto discendente e il lunotto molto inclinato conferiscono alla vettura un aspetto sportivo. I dettagli cromati e le ruote in lega da 18 pollici aggiungono un tocco di raffinatezza, rendendo l’Omoda 5 un’auto che non passa inosservata.

    Interni: tecnologia e comfort

    Gli interni dell’Omoda 5 colpiscono per l’attenzione ai dettagli e l’abbondanza di tecnologia. La plancia è dominata da due schermi da 12,3 pollici integrati in un unico pannello, che ospitano la strumentazione digitale e il sistema infotainment con Apple CarPlay e Android Auto wireless. I materiali, pur non essendo di fascia premium, sono ben assemblati e offrono un’impressione di solidità.

    Il comfort è garantito dai sedili riscaldabili (e ventilati nella versione Premium), dal volante riscaldabile e dal climatizzatore automatico bizona. L’illuminazione ambientale, con 64 colori personalizzabili, aggiunge un tocco di modernità, mentre il sistema di purificazione dell’aria contribuisce a creare un ambiente piacevole.

    Lo spazio a bordo è adeguato per cinque persone, anche se il bagagliaio da 292 litri (espandibili a 360) potrebbe risultare un po’ stretto per chi ha esigenze di carico più elevate.

    Motorizzazioni e prestazioni

    L’Omoda 5 debutta in Italia con un motore 1.6 turbo benzina da 197 CV, abbinato a un cambio automatico a doppia frizione a 7 rapporti. La trazione è anteriore, ma la versione 4×4 è già in programma per chi cerca maggiore versatilità. Le prestazioni sono più che sufficienti per un uso quotidiano, con uno 0-100 km/h coperto in 7 secondi e una velocità massima di 191 km/h.

    Disponibile anche la versione elettrica, con batteria da  61,1 kWh che promette un’autonomia compresa tra i 400 e i 430 km.

    Sicurezza e dotazioni

    L’Omoda 5 non delude neanche sul fronte della sicurezza, avendo ottenuto 5 stelle Euro NCAP. Di serie sono presenti il cruise control adattivo, il monitoraggio dell’angolo cieco, la frenata automatica d’emergenza e il mantenimento della corsia. La telecamera a 360 gradi e i sensori di parcheggio completano un pacchetto di assistenza alla guida molto completo.

    Prezzi e rete di vendita

    Il listino dell’Omoda 5 parte da 27.900 euro per la versione Comfort, mentre la Premium è disponibile a 29.900 euro. Un prezzo competitivo, soprattutto considerando le dotazioni di serie e la tecnologia offerta.

    Chery sta lavorando per espandere la sua rete di vendita e assistenza in Italia, con l’obiettivo di aprire 80 concessionarie entro breve. Una mossa necessaria per garantire supporto ai clienti e consolidare la presenza del marchio nel mercato europeo.

    Conclusioni

    L’Omoda 5 rappresenta un’ottima opportunità per chi cerca un SUV compatto con un buon rapporto qualità-prezzo. Con un design accattivante, interni tecnologici e prestazioni solide, questo modello ha tutte le carte in regola per competere con i rivali europei.

    Per Chery, l’Omoda 5 è solo l’inizio di un’avventura che punta a conquistare il mercato italiano e non solo. Con una gamma in espansione e una rete di vendita in crescita, il gruppo cinese dimostra di voler giocare un ruolo da protagonista nel panorama automobilistico globale.

  • Dacia Bigster: il SUV che segna il salto di qualità del marchio romeno

    Dacia Bigster: il SUV che segna il salto di qualità del marchio romeno

    La Dacia Bigster è pronta a rivoluzionare il segmento dei SUV compatti in Europa. Con un lancio previsto per aprile 2025 e le prime consegne a maggio, questo nuovo modello rappresenta un passo in avanti importante per il brand romeno, che si appresta a competere con rivali affermati come Kia SportageJeep Compass e Nissan Qashqai. Con un prezzo di partenza inferiore ai 25.000 euro, la Bigster promette di mantenere la filosofia accessibile di Dacia, ma con un’offerta più ricca e sofisticata rispetto ai modelli precedenti.

    Un nuovo capitolo per Dacia

    Nata come marchio low-cost, Dacia ha saputo evolversi nel tempo, sfruttando le sinergie con il gruppo Renault per offrire auto economiche ma sempre più competitive. Con la Bigster, il brand romeno compie un ulteriore salto di qualità, posizionandosi in un segmento più alto rispetto al fratello minore Duster. Questo SUV di 4,57 metri di lunghezza e con un bagagliaio da 667 litri si propone come un’alternativa interessante per chi cerca spazio, comfort e tecnologia senza spendere una fortuna.

    Design robusto e interni pratici

    Il design della Bigster richiama la solidità e l’estetica apprezzata della Duster, con linee squadrate e un aspetto robusto che trasmette sicurezza. Il frontale è dominato da un grande faro a LED e da una griglia cromata, mentre i profili laterali e il posteriore sono caratterizzati da dettagli funzionali e minimalisti.

    Gli interni, pur mantenendo materiali semplici, offrono un comfort notevole e una praticità che è sempre stata un punto di forza di Dacia. La strumentazione digitale da 7 pollici (fino a 10 pollici negli allestimenti top) e il sistema infotainment con schermo da 10 pollici (con connettività Apple CarPlay e Android Auto) sono solo alcune delle dotazioni che rendono la Bigster un’auto moderna e ben equipaggiata.

    Motorizzazioni elettrificate e versatilità

    La Bigster si distingue per una gamma di motorizzazioni tutte elettrificate, segno della volontà di Dacia di adattarsi alle nuove esigenze del mercato. Le opzioni includono:

    • Un 1.2 TCe mild hybrid da 130 CV e 140 CV, disponibile anche in versione bi-fuel benzina/GPL.
    • Un full hybrid da 155 CV, con due motori elettrici e cambio automatico Multimode, ideale per chi cerca prestazioni brillanti e consumi ridotti (fino a 21,3 km/l).
    • Una versione 4×4 da 130 CV, perfetta per chi ama l’avventura off-road.

    Tutte le motorizzazioni sono progettate per offrire un buon compromesso tra prestazioni ed efficienza, mantenendo i costi di gestione contenuti.

    Allestimenti e dotazioni

    La Bigster è disponibile in quattro allestimenti: EssentialExpressionJourney ed Extreme.

    • L’Essential offre il necessario per chi cerca un’auto pratica ed economica, con cerchi in lega da 17 pollici, climatizzatore manuale e sensori di parcheggio posteriori.
    • L’Expression aggiunge il climatizzatore automatico bizona, sedili regolabili in altezza e rivestimenti in denim.
    • I top di gamma Journey ed Extreme includono cerchi da 18 pollici, vetri oscurati, tetto panoramico (solo sull’Extreme) e portellone elettrico (solo sulla Journey).

    Tra gli optional, spiccano il Winter Pack con sedili e volante riscaldabili, il tetto nero a contrasto e il sistema di monitoraggio dell’angolo cieco.

    Prezzo e valore

    Con un prezzo di partenza di 24.800 euro, la Bigster si conferma un’opzione accessibile nel segmento dei SUV compatti. Nonostante qualche compromesso sulle finiture, il rapporto qualità-prezzo è imbattibile, soprattutto considerando le dotazioni di serie e le motorizzazioni elettrificate.

    In conclusione

    La Dacia Bigster rappresenta un punto di svolta per il marchio romeno, dimostrando che è possibile offrire un SUV di qualità senza rinunciare alla convenienza economica. Con il suo design robusto, gli interni pratici e le motorizzazioni moderne, la Bigster ha tutte le carte in regola per replicare il successo del Duster e conquistare un posto di rilievo nel mercato europeo.

    Per chi cerca un’auto versatile, economica e ben equipaggiata, la Bigster è senza dubbio una delle opzioni più interessanti del momento. Il suo arrivo nei concessionari a fine aprile é un’occasione da non perdere per chi vuole guidare un SUV senza svuotare il portafoglio.

  • Mini: l’icona britannica che ha conquistato il mondo

    Mini: l’icona britannica che ha conquistato il mondo

    La Mini non è solo un’automobile: è un simbolo di libertà, innovazione e stile che ha segnato un’epoca. Nata nel 1959 dalla mente visionaria di Alec Issigonis, questa piccola vettura britannica ha rivoluzionato il concetto di auto compatta, diventando un’icona globale di design e praticità. Dalle strade di Londra alle piste dei rally, la Mini ha vissuto una storia straordinaria, passando attraverso diverse generazioni e trasformazioni, fino a diventare un marchio di culto sotto l’egida di BMW.

    Le origini: la nascita di un mito

    La Mini nacque in un periodo di crisi energetica, dopo la Crisi di Suez del 1956, che aveva portato a un aumento dei prezzi del carburante e a una maggiore attenzione verso veicoli economici ed efficienti. La British Motor Corporation (BMC) affidò a Issigonis il compito di progettare un’auto compatta ma spaziosa, capace di trasportare quattro persone e il loro bagaglio. Il risultato fu un capolavoro di ingegneria: una vettura lunga solo 3 metri, con motore anteriore trasversale, trazione anteriore e ruote da 10 pollici, che ottimizzavano lo spazio interno.

    La prima Mini, lanciata nel 1959 con i marchi Austin Seven e Morris Mini-Minor, non fu subito un successo commerciale. Il design rivoluzionario e alcuni problemi iniziali, come il motore soggetto a ghiacciamento, richiesero tempo per essere apprezzati. Tuttavia, grazie alla sua agilità, tenuta di strada e praticità, la Mini conquistò presto il pubblico, diventando un’auto amata da giovani e famiglie.

    La Mini Cooper: dalle strade alle piste

    Uno dei capitoli più gloriosi della storia della Mini è legato alla Mini Cooper, la versione sportiva sviluppata da John Cooper, noto progettista di auto da corsa. Lanciata nel 1961, la Cooper montava un motore potenziato da 997 cm³ e 55 CV, freni a disco anteriori e un assetto sportivo. Questa versione non solo conquistò il mercato, ma dominò anche le competizioni, vincendo numerose edizioni del Rally di Monte Carlo negli anni ’60.

    La Cooper S, con motori da 1071 cm³1275 cm³ e fino a 76 CV, divenne un’icona delle corse, dimostrando che la Mini non era solo un’auto cittadina, ma anche una temibile concorrente su pista.

    L’evoluzione: dagli anni ’70 al 2000

    Negli anni ’70, la Mini subì diversi aggiornamenti, tra cui l’introduzione della Clubman, una versione con bagagliaio squadrato e interni più lussuosi. Nonostante i cambiamenti estetici e tecnici, la Mini mantenne il suo design distintivo e il suo spirito giovane.

    Negli anni ’80 e ’90, la Mini continuò a essere prodotta, con versioni speciali come la Mayfair e la Cooper, che riportarono in auge il nome del leggendario modello sportivo. Tuttavia, con l’avvento di normative più severe su sicurezza ed emissioni, la produzione della Mini classica si avviò verso la fine. L’ultima Mini uscì dalla fabbrica di Longbridge nel 2000, dopo oltre 5 milioni di esemplari prodotti.

    La rinascita con BMW

    Nel 1994, il Gruppo Rover, proprietario del marchio Mini, fu acquistato da BMW. La casa tedesca decise di mantenere il marchio Mini e di lanciare una nuova generazione dell’iconica vettura. Nel 2001, debuttò la nuova Mini, un modello moderno che riprendeva il design classico ma con tecnologie all’avanguardia.

    La nuova Mini, prodotta a Oxford, è diventata un successo globale, con versioni come la Cooper, la Cooper S e la Cabrio. BMW ha saputo mantenere lo spirito originale della Mini, trasformandola in un’auto premium senza perdere il suo fascino iconico.

    La Mini oggi: tra tradizione e innovazione

    Oggi, la Mini è più viva che mai. Oltre ai modelli a benzina e diesel, la gamma include versioni ibride ed elettriche, come la Mini Electric, che combina il design retro con la tecnologia green. La Mini è anche un simbolo di stile e personalizzazione, con infinite opzioni di colore, interni e accessori.

    Ma la Mini non è solo un’auto: è un’icona culturale. Appare in film, serie TV e videogiochi, ed è amata da celebrità e appassionati in tutto il mondo. Il suo design unico e il suo spirito ribelle continuano a ispirare nuove generazioni.

    Un’eredità senza tempo

    La Mini è un’auto che ha saputo evolversi senza tradire le sue radici. Dalla sua nascita nel 1959 alla rinascita con BMW, ha mantenuto intatto il suo fascino e la sua capacità di stupire. Che sia una classica Mini degli anni ’60 o una moderna Cooper elettrica, questa vettura rappresenta un simbolo di libertà, innovazione e stile.

    La Mini non è solo un’automobile: è un’icona che ha conquistato il mondo, e continuerà a farlo per molti anni ancora. Perché, come diceva Alec Issigonis, “la Mini non è un’auto, è un modo di vivere”.

  • Iveco e Stellantis: una collaborazione strategica per i veicoli commerciali elettrici

    Iveco e Stellantis: una collaborazione strategica per i veicoli commerciali elettrici

    Il futuro della mobilità commerciale è sempre più elettrico, e Iveco si prepara a giocare un ruolo da protagonista grazie a una serie di collaborazioni strategiche. La più recente, annunciata con Stellantis, segna un passo importante per il marchio italiano, che amplierà la sua gamma di veicoli commerciali leggeri elettrici con due nuovi modelli prodotti negli stabilimenti del gruppo franco-italiano. Un accordo decennale che rafforza il legame tra Iveco e il mondo Stellantis, già consolidato da una storia comune che risale ai tempi del Gruppo Fiat.


    I nuovi furgoni elettrici: una gamma in crescita

    I due nuovi furgoni elettrici, che verranno lanciati nella seconda metà del 2026, appartengono ai segmenti Mid-Size e Large Van, equivalenti rispettivamente a modelli come il Fiat Scudo e il Fiat Ducato. Con un peso totale a terra compreso tra 2,8 e 4,25 tonnellate, questi veicoli andranno ad affiancare l’iconico eDaily, già presente nella gamma Iveco e prodotto negli stabilimenti di Suzzara e Brescia.

    La produzione sarà gestita da Stellantis Pro One, divisione dedicata ai veicoli commerciali leggeri del gruppo, negli stabilimenti di Atessa (Italia), Gliwice (Polonia) e Hordain (Francia). Iveco, invece, si occuperà della distribuzione e della commercializzazione attraverso la sua rete ufficiale in Europa, Regno Unito incluso.


    Una collaborazione quasi scontata

    La scelta di collaborare con Stellantis non è casuale. Iveco, da sempre legata al gruppo Fiat (oggi parte di Stellantis), può contare su una storia comune e su una leadership consolidata nel settore dei veicoli commerciali leggeri (LCV). Come ha sottolineato Jean Philippe Imparato, Chief Operating Officer di Stellantis per la regione Enlarged Europe:

    “Siamo orgogliosi di lavorare con un’azienda italiana di prestigio come Iveco. Questa collaborazione rafforza la nostra posizione nel mercato dei veicoli commerciali elettrici.”

    D’altronde, non è una novità nel mondo dei costruttori di veicoli industriali: marchi come Renault Trucks e MAN hanno già adottato strategie simili, commercializzando furgoni derivati da modelli di altri produttori. Per Iveco, questa partnership rappresenta un’opportunità per offrire ai clienti una gamma più ampia di veicoli elettrici, soprattutto nei segmenti più bassi.


    Iveco e le altre collaborazioni: un network globale

    Quella con Stellantis non è l’unica collaborazione di Iveco nel panorama internazionale. Il marchio italiano sta infatti costruendo una rete di partnership strategiche per rafforzare la sua presenza nel settore della mobilità sostenibile. Tra queste spiccano:

    • Hyundai: insieme al colosso coreano, Iveco ha sviluppato l’eMoovy, un furgone elettrico che si affianca al Daily. La collaborazione, avviata nel 2022, ha già portato anche alla creazione di autobus urbani a idrogeno e veicoli a celle a combustibile.
    • Ford: Iveco ha siglato un accordo con il costruttore americano per lo sviluppo congiunto delle cabine dei veicoli pesanti del futuro, un progetto che punta a innovare il design e l’efficienza dei mezzi industriali.
    • SAIC: in Cina, Iveco collabora con il gruppo SAIC per espandere la sua presenza nel mercato asiatico, sempre più cruciale per il futuro della mobilità commerciale.


    Un futuro elettrico e collaborativo

    La collaborazione tra Iveco e Stellantis, insieme alle altre partnership internazionali, dimostra come il futuro della mobilità commerciale passi attraverso l’innovazione e la condivisione di competenze. Per Iveco, questo rappresenta un’opportunità unica per ampliare la sua gamma di veicoli elettrici e rafforzare la sua presenza in Europa e nel mondo.

    Con l’arrivo dei nuovi furgoni elettrici che si affiancano a eDaily e all’eMoovy, Iveco si conferma un player chiave nel settore della mobilità sostenibile, pronto a guidare la transizione verso un futuro a zero emissioni. Un futuro che, grazie a collaborazioni strategiche e tecnologie all’avanguardia, è già alle porte.

  • Pirelli e Michelin: un cambio di ruoli nel mondo delle competizioni

    Pirelli e Michelin: un cambio di ruoli nel mondo delle competizioni

    Il mondo delle competizioni motoristiche è in fermento, con un cambio epocale nei fornitori di pneumatici che sta ridisegnando gli equilibri tra i grandi marchi. Pirelli, già fornitore unico di Formula 1, si prepara a conquistare anche il MotoGP, diventando il partner ufficiale di tutte le categorie del motomondiale a partire dal 2027. Un accordo quinquennale che segna la fine di un’era per Michelin, che dopo anni di successi lascia il posto al competitor italiano. Ma non è tutto: mentre Pirelli si espande nel motociclismo, Hankook prende il suo posto nel WRC, e Michelin consolida la sua presenza nel WEC fino al 2029. Un gioco di scacchi tra giganti degli pneumatici, con ogni mossa che riflette strategie e priorità diverse.


    Pirelli nel MotoGP: un nuovo inizio

    A partire dal 2027, Pirelli diventerà il fornitore unico di pneumatici per tutte le categorie del MotoGP, dalla Moto2 alla Moto3, passando per la MotoE, la serie elettrica del campionato. Un accordo storico, della durata di cinque anni, che segna una svolta importante per il motomondiale. Per la prima volta, tutte le classi principali avranno un unico fornitore, con l’obiettivo di garantire uno sviluppo più omogeneo per i piloti, facilitando il loro passaggio dalle categorie minori alla classe regina.

    Pirelli non è nuova al mondo del motociclismo: già fornitore di Moto2 e Moto3, ha consolidato la sua esperienza attraverso il programma “Road to MotoGP”. Tuttavia, la sfida della MotoGP e della MotoE rappresenta un salto di qualità, con l’azienda italiana chiamata a portare la sua tecnologia e innovazione nella categoria più prestigiosa. Un’opportunità che Pirelli ha accolto con entusiasmo, pronta a dimostrare il suo valore su piste come quelle di Mugello o Assen.


    Michelin: addio al MotoGP, ma non alle competizioni

    La decisione di Michelin di abbandonare il MotoGP dopo il 2026 ha sorpreso molti, ma riflette una scelta strategica precisa. L’azienda francese, che ha dominato il campionato con pneumatici ad alte prestazioni e un forte focus sulla sostenibilità, ha deciso di concentrarsi su competizioni più in linea con i suoi obiettivi. Pierro Taramasso, responsabile delle competizioni su due ruote di Michelin, ha spiegato che l’azienda non era interessata a fornire tutte le categorie del motomondiale, preferendo mantenere alta la qualità dei suoi prodotti.

    Michelin, però, non abbandona il mondo delle corse. Al contrario, rinnova il suo impegno nel WEC (World Endurance Championship) fino al 2029, confermandosi come fornitore unico della classe Hypercar. Un ruolo chiave, considerando la crescente popolarità delle gare di endurance e l’arrivo di nuovi costruttori come BMWFerrari e Porsche. Michelin continuerà a sviluppare pneumatici ad alte prestazioni, con un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità e all’uso di materiali riciclati.


    Hankook nel WRC: una nuova era

    Mentre Pirelli si prepara a conquistare il MotoGP, nel WRC (World Rally Championship) è Hankook a prendere il suo posto. A partire dal 2025, il produttore coreano diventerà il fornitore unico di pneumatici del campionato rally, sostituendo Pirelli dopo tre anni di collaborazione. Una scelta che riflette la volontà della FIA di diversificare i partner tecnici e di puntare su aziende con una forte capacità produttiva e un impegno verso la sostenibilità.

    Hankook, già attivo in altre competizioni, si prepara a portare la sua tecnologia nel mondo del rally, con l’obiettivo di supportare team e piloti in condizioni estreme, dalle nevi della Svezia alle terre aride della Sardegna. Una sfida ambiziosa, che potrebbe aprire nuove opportunità per il marchio coreano.


    Un futuro sostenibile e competitivo

    Il cambio di fornitori nelle competizioni motoristiche non è solo una questione di prestazioni, ma anche di sostenibilità. Michelin, ad esempio, ha già introdotto pneumatici con oltre il 50% di materiali sostenibili nella MotoE, dimostrando come le competizioni possano essere un laboratorio per tecnologie eco-compatibili. Allo stesso modo, Pirelli e Hankook stanno investendo in soluzioni innovative, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale senza compromettere le prestazioni.


    Un mondo in evoluzione

    Il cambio di fornitori nel mondo delle competizioni segna l’inizio di una nuova era, con Pirelli, Michelin e Hankook che si sfidano su fronti diversi. Per gli appassionati, è un momento di transizione, con l’addio a partnership storiche e l’arrivo di nuovi protagonisti. Ma una cosa è certa: che si tratti di MotoGP, WRC o WEC, la competizione non si ferma, e con essa l’innovazione e la passione che rendono il motorsport uno spettacolo unico.

  • Autobianchi: la storia di un marchio indimenticabile

    Autobianchi: la storia di un marchio indimenticabile

    L’Autobianchi è uno di quei marchi automobilistici che, pur non avendo avuto una vita lunghissima, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile italiana. Nata nel 1955 dalla collaborazione tra BianchiPirelli e Fiat, Autobianchi è stata un laboratorio di innovazione e stile, capace di creare auto iconiche come la Bianchina e la A112, modelli che hanno fatto sognare intere generazioni. Oggi, il marchio non esiste più, ma il suo spirito rivive in Lancia, che ne ha ereditato l’eredità con la Y10, l’ultima Autobianchi prima della sua scomparsa.


    La nascita: un progetto a tre

    L’Autobianchi nasce da un’idea ambiziosa: unire le competenze di tre grandi aziende italiane. Bianchi, storico produttore di biciclette e motociclette, portava il suo know-how nella produzione di veicoli leggeri; Pirelli, leader nel settore degli pneumatici, garantiva la qualità delle gomme; e Fiat, il colosso automobilistico, forniva la tecnologia e la meccanica. L’obiettivo era creare auto innovative, di alta qualità, ma accessibili al grande pubblico.

    Il primo modello, la Bianchina, debuttò nel 1957 e fu un successo immediato. Basata sulla meccanica della Fiat 500, la Bianchina si distingueva per il design elegante e le dimensioni compatte, diventando un’auto simbolo degli anni del boom economico italiano.


    La Bianchina: l’auto di Fantozzi

    La Bianchina è diventata un’icona popolare anche grazie al cinema. Chi non ricorda Fantozzi al volante della sua Bianchina? Quell’auto, con il suo design simpatico e la sua praticità, rappresentava perfettamente lo spirito dell’Italia degli anni ’60: un Paese in crescita, alla ricerca di mobilità e libertà.


    La A112: l’utilitaria premium che ha fatto storia

    Se la Bianchina ha segnato gli anni ’60, la A112 è stata l’auto simbolo degli anni ’70 e ’80. Presentata nel 1969, la A112 è stata una vera rivoluzione: insieme alla Mini, ha inventato il concetto di utilitaria premium, un’auto piccola ma ricca di stile, tecnologia e personalità. Con il suo design compatto e sportivo, la A112 è diventata un’auto amatissima, soprattutto tra i giovani.

    Ma la vera svolta arrivò con la versione A112 Abarth, una piccola bomba destinata agli appassionati di sportività. Dotata di un motore potenziato e di un assetto ribassato, la A112 Abarth era l’auto dei sogni per chi cercava prestazioni a un prezzo accessibile. Tanti campioni dell’epoca hanno accompagnato le loro carriere con questa piccola grande auto, che ha fatto faville nelle competizioni e tuttora utilizzata negli slalom e nelle gare in salita.


    La fine di un’era: la Y10 e il passaggio a Lancia

    Negli anni ’80, il mercato automobilistico stava cambiando, e Autobianchi si trovò ad affrontare nuove sfide. L’ultimo modello del marchio fu la Y10, presentata nel 1985. Questa piccola city car, basata sulla meccanica della Fiat Panda, era moderna e versatile, ma segnò anche la fine dell’Autobianchi come marchio indipendente. Nel 1992, infatti, la Y10 fu ribattezzata Lancia Y10, decretando la scomparsa del marchio Autobianchi.


    L’eredità di Autobianchi: un mito che vive nei cuori

    Nonostante la sua vita relativamente breve, Autobianchi ha lasciato un’eredità immensa. Le sue auto, dalla Bianchina alla A112, sono diventate icone di stile e innovazione, capaci di emozionare e di far sognare. La A112, in particolare, rimane un simbolo di un’epoca in cui l’automobile era molto più di un semplice mezzo di trasporto: era un’espressione di personalità, di passione, di libertà.

    Oggi, il ricordo di Autobianchi vive nei cuori di chi ha avuto la fortuna di guidare una delle sue auto, ma anche nelle strade, dove è ancora possibile incontrare qualche Bianchina o A112 ben conservata. E mentre Lancia continua a portare avanti lo spirito del marchio, Autobianchi rimane un mito senza tempo, un pezzo di storia dell’automobile italiana che non sarà mai dimenticato.


    Conclusioni: piccole auto, grandi emozioni

    Autobianchi è stata una fabbrica di sogni, un marchio che ha saputo trasformare auto piccole e accessibili in icone di stile e sportività. Con modelli come la Bianchina e la A112, ha scritto pagine indimenticabili della storia dell’automobile, conquistando il cuore di milioni di italiani. E anche se oggi il marchio non esiste più, il suo spirito continua a vivere, grazie a chi ancora sogna quelle piccole, grandi auto che hanno fatto la storia.

  • Addio ai motori a benzina di Alfa Romeo Giulia e Stelvio: fine di un’era

    Addio ai motori a benzina di Alfa Romeo Giulia e Stelvio: fine di un’era

    Il 31 maggio 2025 segnerà una data storica, ma anche malinconica, per gli appassionati di Alfa Romeo. Da quel giorno, le versioni a benzina di Giulia e Stelvio non saranno più ordinabili, lasciando spazio solo al motore 2.2 turbodiesel. Una decisione dettata dalle normative sulle emissioni di CO2, che hanno costretto il marchio del Biscione a dire addio ai propulsori più sportivi e amati, come il 2.0 turbo benzina da 280 CV e il mitico 2.9 V6 da 520 CV della Quadrifoglio. Un colpo al cuore per chi ha sempre visto in Alfa Romeo un simbolo di passione, sportività e tradizione automobilistica.


    Il pianale Giorgio: un sogno incompiuto

    La Giulia e la Stelvio rappresentano qualcosa di più di due semplici modelli: sono il frutto del pianale Giorgio, una piattaforma progettata per riportare Alfa Romeo alle sue radici, con trazione posteriore e un’impostazione meccanica pensata per chi ama la guida sportiva. Presentato nel 2015, il pianale Giorgio è stato osannato dalla critica per le sue doti dinamiche, la leggerezza e l’equilibrio, caratteristiche che hanno fatto sognare gli appassionati. Purtroppo, però, non è riuscito a conquistare il mercato come avrebbe meritato.

    Nonostante la qualità tecnica e le prestazioni, le vendite di Giulia e Stelvio sono rimaste modeste, soprattutto se confrontate con quelle di modelli più pragmatici come la Alfa Romeo Tonale o la Junior, quest’ultima costruita in Polonia su piattaforma e motori di origine Peugeot. Un paradosso per un marchio che ha sempre fatto della sportività e dell’eleganza italiana il suo tratto distintivo.


    La fine delle Quadrifoglio: un addio anticipato

    Le prime a lasciare la scena saranno le versioni Quadrifoglio, le più potenti e iconiche della gamma col famoso V6 di origine Ferrari. La Giulia Quadrifoglio non sarà più ordinabile già dal 31 marzo 2025, seguita dalla Stelvio Quadrifoglio, disponibile fino al 30 aprile. Poi, per tutto maggio, sarà ancora possibile ordinare le versioni a benzina della Giulia e della Stelvio con il 2.0 turbo da 280 CV, negli allestimenti SprintVeloce e Intensa. Dal 1° giugno, però, rimarrà solo il 2.2 turbodiesel, con emissioni di CO2 più contenute (130-144 g/km) rispetto ai propulsori a benzina (175-228 g/km).


    Verso un futuro elettrico: sportività a rischio?

    La decisione di eliminare i motori a benzina è solo l’inizio di un cambiamento più radicale. Giulia e Stelvio si avviano infatti verso la fine del loro ciclo di vita, con nuove generazioni già in programma. La nuova Stelvio verrà svelata a fine anno, seguita dalla nuova Giulia nel 2026. Entrambe saranno basate sulla piattaforma STLA Large di Stellantis, progettata per accogliere motori elettrici e ibridi.

    Peccato, però, che queste nuove versioni saranno inevitabilmente più grandi e pesanti rispetto alle attuali, perdendo parte di quella leggerezza e agilità data dal pianale Giorgio, che hanno reso Giulia e Stelvio così speciali. La sportività, insomma, rischia di essere sacrificata sull’altare dell’elettrificazione e delle normative ambientali.


    Un tocco di malinconia: addio ai motori giusti

    C’è un velo di tristezza nel vedere scomparire i motori a benzina di Giulia e Stelvio, soprattutto perché rappresentano l’essenza di Alfa Romeo: passione, prestazioni e un’emozione unica al volante. I propulsori turbo benzina, con il loro sound avvolgente e la risposta immediata, sono stati un faro per chi cercava un’auto sportiva ma quotidiana. E mentre il mondo si prepara a un futuro elettrico, fatto di batterie pesanti e accelerazioni silenziose, è difficile non provare un po’ di nostalgia per un’era che sta per finire.


    Conclusioni: un capitolo che si chiude

    La scomparsa delle versioni a benzina di Giulia e Stelvio segna la fine di un capitolo importante per Alfa Romeo. Il pianale Giorgio, con la sua trazione posteriore e la sua anima sportiva, rimarrà un punto di riferimento per gli appassionati, anche se non è riuscito a conquistare il mercato come avrebbe meritato. Ora, il futuro del marchio è nelle mani dell’elettrificazione, con nuove sfide e opportunità.

    Ma per chi ha amato le Alfa Romeo “vere”, quelle con il motore a benzina e il cuore sportivo, il 31 maggio 2025 sarà una data da ricordare con un po’ di malinconia. Perché, come diceva un vecchio slogan, “Alfa Romeo, la meccanica delle emozioni”. E quelle emozioni, purtroppo, non torneranno più.

  • Addio a Eddie Jordan: il visionario della Formula 1 che ha lasciato un’impronta indelebile

    Addio a Eddie Jordan: il visionario della Formula 1 che ha lasciato un’impronta indelebile

    La Formula 1 piange la scomparsa di Eddie Jordan, una delle figure più carismatiche e influenti del mondo delle corse. L’irlandese, ex proprietario dell’omonimo team Jordan Grand Prix, è morto all’età di 76 anni a Città del Capo, circondato dalla sua famiglia, dopo una lunga battaglia contro un cancro aggressivo alla prostata e alla vescica. La notizia della sua morte è stata annunciata dai familiari, che hanno ricordato il suo spirito vivace, il carisma e l’energia che portava ovunque andasse. “EJ”, come era affettuosamente chiamato, lascia un vuoto enorme nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato.

    La storia di un sognatore

    Eddie Jordan non era solo un imprenditore o un manager di successo; era un sognatore che ha trasformato la sua passione per le corse in una realtà straordinaria. Nato a Dublino nel 1949, Jordan ha iniziato la sua carriera come pilota, ma è stato dietro le quinte che ha trovato la sua vera vocazione. Nel 1991, fondò il team Jordan Grand Prix, che in pochi anni è diventato uno dei nomi più riconoscibili nel paddock della Formula 1. Tra il 1991 e il 2005, la squadra ha partecipato a 250 Gran Premi, conquistando quattro vittorie e lasciando un segno indelebile nello sport.

    Uno dei momenti più memorabili della storia del team è stata la doppietta al Gran Premio del Belgio del 1998, con Damon Hill e Ralf Schumacher ai comandi. Ma forse il contributo più significativo di Jordan alla Formula 1 è stato aver dato l’opportunità a un giovane Michael Schumacher di debuttare nel circus nel 1991, proprio al GP del Belgio. Schumacher, che avrebbe poi vinto sette titoli mondiali, deve parte della sua leggenda proprio a quella prima chance offertagli da Jordan.

    L’occhio per i talenti

    Eddie Jordan aveva un dono raro: sapeva riconoscere il talento. Oltre a Schumacher, ha scoperto e lanciato piloti come Rubens Barrichello, Eddie Irvine e Giancarlo Fisichella. La sua capacità di credere nei giovani e di dar loro un’opportunità ha contribuito a plasmare il futuro della Formula 1. Non era solo un uomo d’affari; era un visionario che amava lo sport e credeva nel potenziale delle persone.

    La vendita del team e la nuova vita da opinionista

    Nel 2005, Jordan ha venduto il suo team, ma non ha mai abbandonato il mondo delle corse. Dopo aver lasciato il ruolo di team principal, è diventato un volto familiare nel paddock come opinionista televisivo, lavorando per la BBC e successivamente per Channel 4. La sua personalità vivace e il suo humour irlandese lo hanno reso un favorito tra i tifosi e i colleghi. Jake Humphrey, che ha collaborato con lui alla BBC, lo ha ricordato come “una persona che illuminava ogni stanza in cui entrava”, aggiungendo che i loro anni insieme a presentare la Formula 1 sono stati i più belli della sua carriera.

    La battaglia contro il cancro e il suo messaggio

    A dicembre 2024, Jordan aveva rivelato pubblicamente la sua diagnosi di cancro durante il podcast Formula For Success, che conduceva insieme all’ex pilota David Coulthard. Con il suo solito spirito combattivo, aveva esortato gli ascoltatori a non trascurare la propria salute: “Non sprecate tempo, non rimandate. Andate a farvi visitare. Nella vita avete delle possibilità, coglietele. Non siate stupidi, non siate timidi. Prendetevi cura del vostro corpo”. Un messaggio che risuona ancora più forte oggi, alla luce della sua scomparsa.

    Un’eredità duratura

    Anche dopo aver lasciato la Formula 1, Eddie Jordan è rimasto attivo nel mondo dello sport e degli affari. All’inizio del 2025, ha guidato un consorzio per l’acquisto della squadra di rugby London Irish e ha contribuito a siglare un importante accordo tra il guru del design Adrian Newey e l’Aston Martin. La scuderia britannica ha espresso il suo cordoglio, definendo Jordan una figura il cui impatto “si farà sentire per generazioni”.

    Un uomo che ha illuminato il mondo

    Eddie Jordan non era solo un uomo di successo; era una persona che sapeva portare luce e gioia ovunque andasse. La sua storia è quella di un ragazzo con una passione che è riuscito a trasformare in un’eredità duratura. Ha toccato il cuore di milioni di persone, non solo per i suoi successi sportivi, ma per la sua umanità e il suo spirito indomabile.

    Come ha detto Jake Humphrey: “Il mondo sembra un po’ meno luminoso stamattina”. Ma l’eredità di Eddie Jordan, fatta di coraggio, passione e amore per la vita, continuerà a brillare nel cuore di chi lo ha conosciuto e di chi lo ricorderà come uno dei grandi protagonisti della Formula 1.

  • 10 consigli utili per risparmiare carburante (e soldi!)

    10 consigli utili per risparmiare carburante (e soldi!)

    Il costo del carburante è sempre un tema caldo per chi possiede un’auto. Che si tratti di benzina, diesel o metano, risparmiare carburante non solo fa bene al portafoglio, ma contribuisce anche a ridurre l’impatto ambientale. Ecco 10 consigli pratici per ottimizzare i consumi e rendere ogni viaggio più efficiente.


    1. Guida in modo fluido e senza scatti

    Uno dei modi più efficaci per risparmiare carburante è adottare uno stile di guida fluido. Evita accelerazioni brusche e frenate improvvise, che aumentano i consumi. Cerca di mantenere una velocità costante, soprattutto in autostrada, e usa il freno motore quando possibile. Una guida tranquilla non solo ti fa risparmiare carburante, ma è anche più sicura.


    2. Mantieni una velocità moderata

    Più vai veloce, più il motore consuma carburante. Secondo studi, superare i 110 km/h in autostrada aumenta notevolmente i consumi. Cerca di mantenere una velocità moderata, intorno ai 90-100 km/h, per ottimizzare l’efficienza. Ricorda: arrivare 10 minuti prima non vale un pieno in più!


    3. Usa il cruise control

    Se la tua auto è dotata di cruise control, usalo in autostrada o su strade extraurbane. Questo sistema mantiene una velocità costante, evitando oscillazioni che possono aumentare i consumi. È particolarmente utile nei tratti pianeggianti.


    4. Controlla la pressione degli pneumatici

    Gli pneumatici sgonfi aumentano la resistenza al rotolamento, costringendo il motore a lavorare di più e consumare più carburante. Controlla la pressione delle gomme almeno una volta al mese e assicurati che sia sempre quella consigliata dal produttore. Non dimenticare di verificare anche la ruota di scorta!


    5. Riduci il peso a bordo

    Più l’auto è carica, più carburante consuma. Rimuovi oggetti inutili dal bagagliaio e dall’abitacolo, come attrezzature sportive, valigie o strumenti che non usi regolarmente. Anche il portapacchi aumenta la resistenza aerodinamica: se non ti serve, toglilo.


    6. Spegni il motore in sosta

    Se devi fermarti per più di 30 secondi, spegni il motore. Il consumo al minimo, soprattutto in città, è significativo. Molte auto moderne sono dotate di sistema start&stop, che spegne automaticamente il motore quando sei fermo: assicurati che sia attivo.


    7. Usa l’aria condizionata con moderazione

    L’aria condizionata può aumentare i consumi fino al 20%. Usala solo quando necessario e, a basse velocità, preferisci aprire i finestrini. In autostrada, però, è meglio tenere i finestrini chiusi per evitare un aumento della resistenza aerodinamica.


    8. Pianifica il percorso

    Evita di perderti o di fare deviazioni inutili: pianifica il percorso prima di partire, usando un navigatore o un’app per il traffico in tempo reale. Ridurre i chilometri percorsi significa risparmiare carburante. Inoltre, cerca di evitare le ore di punta e le strade congestionate.


    9. Fai manutenzione regolare

    Un’auto ben mantenuta consuma meno. Cambia olio e filtri secondo le indicazioni del produttore, verifica lo stato delle candele e assicurati che il sistema di iniezione sia efficiente. Un motore in perfette condizioni è più efficiente e consuma meno carburante.


    10. Scegli il carburante giusto

    Non tutte le benzine o i diesel sono uguali. Alcuni carburanti premium contengono additivi che migliorano l’efficienza del motore e riducono i consumi. Fai qualche prova e verifica se il risparmio giustifica il costo leggermente superiore. Inoltre, se possibile, scegli stazioni di servizio con prezzi più convenienti.


    Bonus: valuta l’acquisto di un’auto più efficiente

    Se stai pensando di cambiare auto, valuta modelli con consumi ridotti, come ibrideelettriche o con motori a bassa cilindrata. Le tecnologie moderne offrono soluzioni sempre più efficienti, che possono farti risparmiare carburante a lungo termine.


    In conclusione: piccoli gesti, grandi risparmi

    Risparmiare carburante non richiede grandi sacrifici, ma piccoli accorgimenti che, sommati, possono fare la differenza. Adottando uno stile di guida più consapevole, mantenendo l’auto in buone condizioni e pianificando i viaggi, puoi ridurre i consumi e risparmiare centinaia di euro all’anno. Inoltre, contribuirai a ridurre le emissioni di CO2, facendo del bene anche all’ambiente.

    Prova a mettere in pratica questi consigli e vedrai che, chilometro dopo chilometro, il serbatoio ti ringrazierà!